Ai parchi di Nervi Armiliato convince
Ieri domenica 26 luglio una luminosa falcetta di luna crescente, che appariva e scompariva curiosamente in un buco circondato da un anello di nuvole, ha salutato l’interessante spettacolo offerto da Fabio Armiliato e dal pregevole cast che lo ha circondato, accompagnato al pianoforte da Fabrizio Mocada, da una affiatata orchestrina di violino, fisarmonica e contrabbasso, e dalla voce narrante di Chiara Giudice. Nonchè da una coppia di esperti quanto spiritosi ballerini di tango che hanno aggiunto tecnica ed ironia allo spettacolo.
Il tango è stato valorizzato dall’Unesco quale “bene culturale immateriale patrimonio dell’umanità”. E a ragione, perchè il tango non è solo una maniera di ballare: il tango racchiude e racconta la storia di popoli diversi, delle loro migrazioni coatte, delle necessità o desideri, riusciti o meno, di amalgamarsi e di non vivere solo di nostalgie.
Ma soprattutto il tango racconta di sentimenti umani, portati e vissuti talvolta all’eccesso secondo il costume latino-argentino, che non diventano mai banali e che, portati sul palcoscenico, non stancano mai perchè ben innestati in ognuno di noi. Il desiderio, traslato nell’amore-passione, il dolore per l’abbandono del partner, il pensiero fisso sul ritorno dell’amato, la voglia di raccontare i propri travagli a sconosciuti incontrati in un bar, che non si rivedranno mai più.
Lo spettacolo si svolge in due parti: la prima accentua il valore intimo e sociale del tango, con l’accento sui descritti sentimenti e sugli anni trenta, periodo che vede accentuarsi le migrazioni tra Genova e Buenos Aires, attraverso brani suggestivi di Gardel, Schipa, con un omaggio a Canaro. Particolarmente suggestivi “El Gaucho”, un sermone che un uomo fa alla donna che lo ha lasciato, avvertendola che prima o poi soffrirà, perchè il nuovo uomo non é gaucho, cioè mandriano ma anche gentiluomo, ma un “ladrone”.
Impressiona lo sfogo al tavolino del bar di un avventore con “Milonga”, mentre risulta simpatico un omaggio a Tito Schipa con lo scherzoso “El coqueton”, il civettuolo, scritto nel 1913. Interessante anche un tango -valzer scritto dall’attore comico Giuseppe Marzari.
La seconda parte ci parla dei rapporti tra tango e cinema, cominciando con un suggestivo “Volver”, cantata da Penelope Cruz nel film omonimo di Pedro Almodovar.
Gustoso il frammento dal film To Rome with love, dove Fabio canta sotto la doccia, udito con stupore dal suo regista Woody Allen.
Doveroso l’omaggio a Schipa, scritto dallo stesso Armiliato,Tango Cantor, dall’Otello di Verdi, l’abbraccio ideale fra lirica e tango.
Il tango, dice Armiliato, è un’opera lirica condensata in tre minuti.
Sullo sfondo si susseguono in video suggestive immagini di locandine e scenografie d’epoca, una passeggiata indietro nel tempo di quasi cent’anni.
In entrambe le fasi si alternano e si compenetrano la parola e il canto.
Emoziona particolarmente il pubblico l’omaggio alle vittime del ponte Morandi e insieme al nuovo prossimo ponte San Giorgio con la presentazione del brano Genova Vita, un pezzo nato nel lockdown come simbolo della rinascita; un inno alla nostra città e a chi ha la Superba nel cuore.
Il tenore, in una recente intervista, rivela quelle che sono state le basi della sua educazione personale ed artistica e che hanno delineato la sua lunga carriera, permettendogli di essere tuttora uno degli artisti più amati e seguiti.
…”Attraverso l’ascolto e l’osservazione si forma il giudizio, lo spirito critico, il confronto, la conoscenza: basi fondamentali per lo studio. La tecnica vocale si impara anche attraverso lo studio della cultura e delle esperienze del passato; questo apprendimento è quindi assolutamente necessario per affrontare anche qualsiasi disciplina per il fatto che la tecnica è stata tramandata ed evoluta da maestro a maestro, quasi come un invisibile testimone passato di mano in mano attraverso i secoli, la Tradizione.
Non dobbiamo perdere la tradizione e dobbiamo anzi recuperarne sempre i valori fondamentali, conservarli, difenderli, preservarli e tramandarli alle future generazioni.
Devo a mio padre di avermi saputo indirizzare fin da piccolissimo all’ascolto e questo ha facilitato il mio apprendimento sia per l’educazione scolastica, sia nell’educazione civica e sociale: imparare a comportarsi e relazionarsi con gli altri nel RISPETTO.
Ho sempre pensato più a studiare e a imparare, a fare bene più che a cogliere il frutto del lavoro che facevo su me stesso. Il successo professionale è sempre stata una conseguenza di questo, grazie all’impegno, alla perseveranza e alla pazienza…la dote forse più importante.”
Il progetto Recital CanTango è stato presentato nel 2015 presso la Fondazione Arturo Toscanini di Parma, per poi andare in tournée in teatri e Festival internazionali, in occasione dell’ottantesimo della scomparsa di Gardel e del cinquantesimo di Tito Schipa, tenore autore di noti tango.
Elisa Prato