“Siamo basiti dalla scelta della giunta Toti di bocciare, senza alcun approfondimento né confronto, la legge presentata dal gruppo PD a mia prima firma e condivisa da tutta la minoranza, contro ogni forma di discriminazione”.
Lo ha dichiarato il consigliere regionale del Partito Democratico Pippo Rossetti, primo firmatario della legge discussa oggi in consiglio regionale.
“Il centrodestra – ha aggiunto Rossetti – dimostra un atteggiamento di chiusura verso proposte strutturali volte a limitare l’emarginazione e promuovere e sostenere punti di accesso e di denuncia che consentirebbero di conoscere, monitorare e limitare efficacemente le discriminazioni verso donne, migranti, disabili e stranieri.
Sarebbe stato invece più utile, vista la sperimentazione conclusasi con successo nel 2014, come da relazione di Arsel Liguria, Regione e dalla rete nazionale antidiscriminazioni e il plauso dell’Unar (ufficio nazionale anti discriminazioni razziali), avere una legge con la quale dare una struttura a un sistema di mediazione, promuovendo il rafforzamento dei servizi forniti dagli enti locali, per garantire ai cittadini punti di ascolto e di riferimento per difendersi da attacchi discriminatori, promuovere l’integrazione e dare gli strumenti necessari per superare condizioni di svantaggio legate a qualsiasi forma di discriminazione.
La giunta Toti sembra ignorare le discriminazioni a cui numerose persone sono costrette solo perché disabili, stranieri, donne, o per l’orientamento sessuale e religioso, opinioni e condizioni economiche e sociali.
A molti disabili sono negati accessi alle spiagge, ai bagni nei luoghi pubblici perché non accessibili. Sarebbe stato utile invece dotare la Regione di uno strumento capillare strutturato in grado di fare da tramite tra chi viene discriminato, i suoi bisogni e la necessità di abbattere quelle barriere non solo fisiche che nella vita di ogni giorno si presentono.
La proposta di legge, condivisa e sostenuta da diverse associazioni di terzo settore, tra cui Arci, Acli e Alnof, chiedeva a Regione Liguria che, come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla nostra Costituzione, venisse contrastata qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta fondata su nazionalità, sesso, colore della pelle, ascendenza o origine nazionale, etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale e identità di genere, e ogni altra condizione personale o sociale.
L’obiettivo era garantire a tutti l’accesso ai servizi (abitazioni, prestazioni sanitarie, trasporto) attuando azioni positive per il superamento di eventuali condizioni di svantaggio legate a forme di discriminazione diretta e indiretta.
Grazie a questa legge i soggetti pubblici o privati che avrebbero stipulato qualsiasi accordo, anche non oneroso, con Regione Liguria sarebbero stati sottoposti a verifiche da parte degli Uffici Regionali competenti proprio nel contrasto della discriminazione.
Inoltre, Regione Liguria sarebbe stata chiamata garantire sia la formazione del personale regionale attraverso iniziative specifiche (introducendo anche nel codice di comportamento specifiche disposizioni antidiscriminatorie) sia a promuovere, d’intesa con gli Enti locali e in collaborazione con soggetti pubblici e privati già attivi nel settore, strumenti informativi al fine di veicolare ai cittadini le informazioni utili per la tutela dei propri diritti.
Ma a tutto questo la Giunta ha detto no”.