I responsabili della Rete delle partite Iva della Liguria ieri, attraverso la coordinatrice regionale Marina Geirola, ha inviato una missiva al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte.
Ecco il testo integrale delle lettera aperta.
“Caro Presidente Conte, ci permettiamo di scriverLe queste righe, in qualità di partite iva e con l’orgoglio di essere cittadini italiani.
Da titolari di partite iva , possiamo dirLe in tutta umiltà che ci sentiamo abbandonati dallo Stato, e crediamo di poter parlare a nome di tutte le PMI, dei titolari di partita iva, commercianti, artigiani e professionisti.
Ci sentiamo umiliati dai vostri decreti e provvedimenti, che certamente NON sono stati emessi a nostro sostegno. Si evince la Vostra totale mancanza di conoscenza delle nostre attività ,ma soprattutto delle nostre necessità e problematiche.
Sicuramente se così non fosse, avreste provveduto a mettere in campo tutt’altre misure.
Noi siamo LA SPINA DORSALE DELL’ECONOMIA, noi attraverso le nostre produzioni siamo il motore dell’economia e con i nostri versamenti provvediamo a creare la liquidità necessaria per PAGARE e quindi GARANTIRE gli stipendi degli STATALI, delle PENSIONI e soprattutto paghiamo gli stipendi a tutti voi POLITICI compreso il suo STIPENDIO.
Se non riusciremo più a versare denaro nelle casse dello stato, non per mancanza di volontà, ma per impossibilità a causa della mancanza di incassi e quindi liquidità , il BANCO SALTA.
Quindi, vi chiediamo di metterci in condizioni di poterle pagare le tasse attraverso misure realistiche e serie.
Siamo certi che Lei comprenderà che quando avremmo la possibiltà di riaprire di certo :
1) tutti coloro che sono stati chiusi da decreto dall’11 marzo 2020, tutti coloro che hanno avuto la possibilità di aprire con la consegna domicilio o che hanno subito un abbassamento del fatturato di oltre un 50% rispetto all’anno precedente e sono moltissimi settori non incasseranno a sufficienza per coprire le tasse, le imposte pregresse che avete sospeso e contemporaneamente pagare le spese vive di affitto, bollette e le tasse future; (abbigliamento, calzature, gioiellerie, bomboniere, articoli regalo, negozi turistici, parrucchieri , estetisti etc);
2) il settore del turismo sarà bloccato, moltissime strutture saranno costrette a chiudere e tutto questo oltre a creare disoccupazione, andrà a causare un crollo verticale ed inarrestabile della destinazione d’uso degli appartamenti turistici cresciuto negli ultimi anni. Inevitabilmente, ci sarà un ritorno all’utilizzo residenziale con una netta modifica dei valori degli immobili. Questo causerà altresì una enorme perdita nel tessuto commerciale dei centri commerciali naturali all’aperto dei centri storici;
3) il settore della ristorazione ( tutto il settore food) se dovesse essere riaperto con le normative di sicurezza da voi proposte che ci permettiamo di dire sono al quanto ridicole, sarebbe a dire distruggere l’intero mondo della cultura del cibo che si basa sulla CONVIVIALITA’.
Questo causerebbe non solo la non riapertura per moltissime attività ma la perdita di lavoro di moltissimi dipendenti , stagionali compresi. Un danno enorme considerato che la maggior parte delle assunzioni sono legate al mondo della ristorazione.
La mancanza di turismo, il volano ormai del nostro paese, perchè a causa dell’elevato costo del lavoro tutte le produzioni sono state sposate all’estero, sarà causa di chiusura di moltissime strutture, e quindi di un crollo di lavoro in tutti i settori commerciali.
Di seguito le elenco una serie di proposte.
Abbassamento della tassazione dal 70 al 30% e dei costi del lavoro permettendo così un eventuale incentivo al ritorno delle produzioni in Italia;
eliminare la possibilità di protestare qualsiasi tipo di titolo di credito avente data dal 01/05/2020 al 31/12/2020, mantenendo il diritto al credito del fornitore;
eliminare tutte le procedure concorsuali fino al 31/12/2020;
sospendere gli effetti della Centrale allarme interbancaria e segnalazione Crif;
eliminazione degli oneri dalle bollette di ogni tipologia;
eliminazione delle imposte comunali per il 2020 ( Imu,Tari e Cosap) per tutto il periodo del covid-19 e fino al 31/12/2020;
adeguamento della quota Siae rapportata al periodo di effettivo consumo;
rivisitazione delle rendite catastali e delle norme che regolano gli affitti che da anni non sono più adeguati ai tempi, relativamente ai fondi commerciali di ogni categoria;
provvedere al pagamento degli affitti dei fondi senza la concessione del credito d’imposta per tutta la durata del provvedimento Covid-19 (un’iniziativa priva di logica perché presuppone comunque la possibilità del pagamento al proprietario che, in caso di mancanza di liquidità, non potrà essere mantenuta);
abolizione della legge Bersani che ha decretato la distruzione del commercio;
abbattimento delle regole che discriminano i piccoli e medi imprenditori e favoriscono la Gdo;
regolamentazione del commercio online, applicando la medesima tassazione del commercio standard;
la richiesta dei prossimi € 600.00 deve essere fatta con i codici ateco (non si possono paragonare attività che sono rimaste aperte che hanno incrementato il fatturato, con quelle chiuse o che hanno avuto la possibilità di aprire ma hanno subito un abbassamento del fatturato);
eliminazione dell’IMU, un’imposta assurda applicata su beni acquistati con sacrifici personali.
Quindi, caro Presidente, come da art. 1 della Costituzione italiana, essendo l’Italia una repubblica fondata sul lavoro, la invitiamo a riflettere sulle misure prese e siamo a chiederLe di fare il possibile perchè questo Paese non sia distrutto e i suoi cittadini possano riconquistare la propria dignità di lavoratori e di cittadini che meritano”.