La prima serie del “Commissario Rex” nel pomeriggio su RAI3
Ancora per qualche giorno nelle trasmissioni pomeridiane di RAI3 è possibile assistere alla primissima serie de “Il commissario Rex“. Di produzione austriaca e approdato in Italia nel 1997, con l’attore austro italiano Tobias Moretti nel ruolo del poliziotto Moser, affiancato dal pastore tedesco Rex. Una produzione di quarantacinque minuti per episodio, apparentemente d’evasione e adatta ad ogni età, un grosso successo nel calamitare adulti e bambini, tanto da aver avuto una continuazione italiana con interpreti e un Rex fatalmente diverso per ogni serie. Gli episodi sono comunque recuperabili su RAIplay.
Scopriamo le ragioni di tanta popolarità. Ogni persona porta dentro di se il senso della giustizia e si augura che questa alla fine trionfi, meglio se per opera di esecutori scaltri e circospetti, poco inclini alla suggestione e moralmente onesti, come impersonati dal nostro trio di interpreti.
La serie, pertanto, distrae da una realtà attuale pesante da sopportare, dove la giustizia appare continuamente negata.
La composizione del team di poliziotti è artisticamente perfetta anche nell’accostamento dei diversi temperamenti che paiono completarsi, il tempestivo, il placido, il singolare (squadra che vediamo ripetersi in altre produzioni di altrettanto successo, come il commissario Montalbano).
A questi si unisce il nostro Rex, ovvero il teutonico cane Reginaldo. Splendido animale dalla natura riservata e dall’istinto infallibile, capace di interventi fulminei e in autonomia, giocherellone quanto basta, amante dei bambini e degli oppressi ma soprattutto del suo padrone (meno dei suoi colleghi ai quali ruba volentieri il mitico panino con wurstel) e di lui geloso.
Rex inoltre ha il dono di scuotere le nostre sicurezze nei confronti degli animali. Anche se talvolta un po’ troppo sagace (e pertanto poco credibile, soprattutto nelle successive versioni italiane), ci autorizza a coltivare il sospetto di non conoscere davvero la loro capacità di comprendere e il legame tra pensiero ed azione ( troppo superficialmente catalogato come “istinto”).
Solo da qualche tempo, infatti, la ricerca sembra aver preso la giusta direzione di osservare il comportamento animale senza essere condizionata dalla pretesa di confermare ad ogni costo la superiorità umana.
Da rilevare che tutti gli episodi sono inseriti in una scenografia e in una regia essenziale, tedesca, priva di quella violenza caricata, chiassosa e spesso agghiacciante, di quella recitazione urlata alla quale ci siamo abituati ormai da troppo tempo. ELISA PRATO