La procura di Locri nei giorni scorsi ha chiuso le indagini preliminari nei confronti del sindaco di Riace Mimmo Lucano (sospeso dalle sue funzioni) e di altre 30 persone nell’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione dell’accoglienza dei migranti.
Secondo quanto riferito ieri dal quotidiano La Gazzetta del Sud e dall’agenzia Ansa, i pm hanno contestato all’indagato anche i reati di associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione, abuso d’ufficio e malversazione.
Il cosiddetto “paladino dell’accoglienza” era stato arrestato ai domiciliari il 2 ottobre scorso con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di smaltimento rifiuti.
Il caso aveva suscitato clamore e una forte reazione da parte della sinistra. In difesa del sindaco Lucano, tra gli altri, era sceso in campo anche lo scrittore Roberto Saviano.
Gli arresti domiciliari erano stati revocati e sostituiti dalla più blanda misura cautelare di divieto di dimora a Riace.
Il reato di associazione per delinquere viene contestato dai pm a Mimmo Lucano e a un’altra dozzina di indagati “per essersi associati tra loro allo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio”.
Sostanzialmente “orientando” verso associazioni e cooperative che sarebbero state controllate dagli amici dell’ex sindaco “l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace”.
In un’intercettazione uno di loro avrebbe detto, riferendosi a Lucano: “Io sono le braccia, lui la mente”.
Lucano si è difeso in pubblico spiegando: “Ho applicato la Costituzione. Sono tranquillo”. Tuttavia, ora dovrà difendersi in Tribunale dalle gravi accuse.