Oscar Wilde diceva, si può vivere senza arte, ma senza di essa non si può esistere
Questa frase sembra ricalcare perfettamente la vita, il pensiero e il lavoro di Alda D’Alessio, artista a tutto tondo, che, da quando ha scoperto, da bambina sotto le bombe, il mondo dell’arte, imparando a tracciare i primi segni su carta, non ha mai più smesso e mai più smetterà.
In età da scuola, ha mosso i primi passi sulla magia delle note del pianoforte per dedicarsi poi, anima, corpo e mente all’arte figurativa. Fece questa scelta e si consacrò a questa passione, invece di prendere i voti e consacrarsi a Dio come le suore della scuola che frequentava le avevano consigliato, spaventata da un ambiente bigotto e restrittivo.
Alda, ha dedicato una vita, oltre che all’arte, all’insegnamento nelle scuole medie e superiori, tanto che non può fare due passi per la strada che c’è sempre qualcuno che, con grande affetto e riconoscenza, la saluta chiamandola professoressa.
Figura minuta e fragile all’apparenza, ma che in realtà possiede una carica energetica e una forza interiore impensabile di primo acchito, fortemente autocritica , distratta e folle come tutti coloro che hanno l’animo dell’artista, con una sensibilità facilmente percepibile dal suo viso fintamente serio da professoressa, dal sorriso contagioso e dalle mani lavorate dalla scultura, schifata da questo piccolo mondo divenuto così misero e arido, ma sempre speranzosa nel vento dell’avvenire, Alda D’Alessio o Tola, come talvolta viene chiamata, è stata in grado di padroneggiare svariati campi dell’arte, con una maestria tale da essere superata solo dalla modestia: dalla pittura alla scultura, dalla grafica alla poesia visiva e molti, molti altri ancora. Ha lavorato su tele, legno, creta, plastica, marmo, terracotta, materiali di recupero, cartone, vetro e l’elenco non avrebbe una fine, sempre sperimentando nuovi modi per creare, modellare e trasformare.
Impossibile sarebbe quindi, come piace fare ai più, affibbiarle un’etichetta, incasellarla in uno stile tanto preciso quanto fittizio o cercare di schematizzarne i manufatti.
Autoalimentando quell’impulso a creare, necessario e quasi patologico per ogni artista, riesce, e chi si è seduto alla sua tavola non può dimenticarselo, a inondare d’arte persino la sua cucina.
Per la verità, in ogni aspetto della sua vita si respira arte e cultura e ne è un chiaro esempio l’arredamento della casa, dove, chiunque ci sia entrato tra poeti, avanguardisti, politici e politicanti, intellettuali di ogni risma, scrittori, amici, compagni, opportunisti e ruffiani, ricchi e bisognosi, giovani e meno giovani, allievi e professori, non ha potuto fare a meno di essere stupefatto e strabiliato, tanta è la quantità di realizzazioni che si trovano in ogni angolo. In questa casa, che sarebbe più opportuno chiamare museo, persino un calorifero diviene arte o un portacenere o un armadio o qualsiasi altra superficie su cui Alda ha potuto dipingere o scolpire: un po’ come re Mida, tutto ciò che tocca si trasforma in un’opera d’arte. Ci si trovano talmente tanti prodotti artistici in casa sua che una galleria d’arte impallidirebbe.
Nelle opere di Alda D’Alessio, si viene letteralmente colpiti dalla potenza espressiva che erutta esplosiva, sia che si tratti di pittura che di scultura, o più spesso di tutte e due assieme. Alda riesce a rendere dannatamente attuali e contemporanei forme e tratti che ne sanno di rinascimento, con un gusto anticonformista e fuori dagli schemi che ne caratterizza ogni creazione. Altra prerogativa inconfondibile è il realismo estremo che pervade le opere, realismo che senza una conoscenza completa e approfondita al minimo dettaglio dell’arte figurativa non potrebbe essere reso senza divenire grottesco.
Pare che, da un momento all’altro, le mani raffigurate nei quadri debbano uscire fuori, che le bocche si mettano a parlare, se non a urlare, e che le sculture prendano vita con le parti anatomiche che inizino a muoversi come se risvegliate da un lungo sonno.
Per parlare di Alda D’Alessio non si può non citare suo marito, Luigi Tola, gigante dell’arte del novecento e del duemila, padre indiscusso della poesia visiva. Il loro rapporto, tutto particolare e intriso di amore sincero e di stima reciproca, non ha fatto altro che alimentare due già enormi talenti artistici, le cui opere sono sparse in giro per musei e gallerie del globo.
Come suo marito, Alda non ha voluto arricchirsi con l’arte, pur certamente potendo. Ha scelto invece di sfornare autentici capolavori, uno dopo l’altro, per un bisogno irrefrenabile e interiore, ma senza lucrarci e senza trasformare il suo mestiere in una mera ricerca di guadagno da bottega. La maggior parte delle sue opere sono state regalate dunque, o prestate senza mai essere state restituite, a privati o a musei o a gallerie o a istituzioni pubbliche. Per questa ragione, non ci si stupisce se il numero esatto dei suoi prodotti artistici non sia quantificabile con esattezza.
Anche i guadagni economici dovuti all’aver ricoperto cariche pubbliche, sono stati rifiutati con forza durante gli anni di carriera politica, quasi come succede al giorno d’oggi verrebbe da dire. Alda D’Alessio Tola, insomma, sia nell’arte che nell’insegnamento, che nella politica ha sempre mantenuto fieramente e orgogliosamente i suoi ideali e la sua etica.