Sindacati: Licenziamenti mascherati. Ad Agrusti: Non licenzieremo nessuno
I dipendenti della sede genovese di Itas Assicurazioni, per voce delle Rsu First Cisl, Cgil Fisac, Fna, Snfia e Uilca, hanno proclamato uno stato di agitazione della sede di Genova di piazza Piccapietra.
Il presidio e manifestazione che si sarebbero dovuti tenere domani, martedì 25 febbraio, in piazza De Ferrari non verranno effettuati in base all’ordinanza 1/2020 riguardante le misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
In compenso le Rsu alle 11 avranno un incontro con il sindaco di Genova Marco Bucci.
Ma facciamo un passo indietro. Settimana scorsa, da quanto riportano i sindacati, il management della sede di Trento in video conferenza, ha spiegato il piano industriale 2020-2022 che prevederebbe la riorganizzazione del gruppo con uno smembramento della sede genovese e spostamento parziale di unità a Milano e Trento, mantenendo il settore servizi a Genova.
Attualmente la sede Itas di Genova ha, fra l’altro, circa 190 dipendenti e svolge diverse attività: un centro di liquidazione, un centro assunzione rischi, un centro di assistenza rete commerciale per agenzie ed assicurati ed un centro tecnico It.
Dopo la comunicazione del piano industriale, i sindacati, tutti sulla stessa linea, sono subito scesi sul piede di guerra e hanno diffuso una nota evidenziando una situazione di possibili ‘licenziamenti mascherati’.
“Un’azienda che si vanta di essere una mutua, con particolare attenzione ai dipendenti e alle loro famiglie, presenta un conto salato per la sola sede di Genova” per questo viene proclamato “con effetto immediato lo stato di agitazione”, si legge nella nota.
In pratica, secondo quanto sostengono i sindacati, oltre 120 persone dei circa 190 dipendenti genovesi, dovrebbero essere trasferiti a Milano, se non addirittura a Trento, secondo il nuovo piano industriale biennale dell’azienda. Con una riorganizzazione che dovrebbe essere effettuata già dal prossimo anno.
Il problema che viene alla luce, però, è l’età media dei dipendenti che si aggira sui 45 anni, dipendenti che in buona parte hanno famiglia con figli e che, quindi, si troverebbero in forte difficoltà a spostare la propria sede di lavoro, sia a livello economico, sia a livello affettivo.
Quindi, secondo i sindacati, più di un dipendente non accetterebbe il trasferimento e rinuncerebbe al lavoro pur di non spostarsi.
E c’è anche chi paventa anche una possibile ‘preparazione’ alla cessione dell’azienda a qualche grosso gruppo assicurativo.
La quale cosa, però, risulterebbe poco probabile e molto difficoltosa in quanto, essendo una mutua, Itas, i cui soci sono gli assicurati, non potrebbe essere oggetto né di un’Opa e non potrebbe cedere neppure le proprie quote, non avendone e non essendo quotata in Borsa. Per farlo dovrebbe mutare radicalmente la stessa fisionomia dell’azienda.
Dal canto suo l’azienda, circa un milione di assicurati, risponde per voce del suo Amministratore delegato e Direttore generale, Raffaele Agrusti, classe ’57 ed originario di Pordenone, che respinge al mittente le parole dei sindacati.
Agrusti conferma un piano di riorganizzazione del gruppo assicurativo ma non accetta sentire parlare di “licenziamenti mascherati”.
“Non licenzieremo nessuno, commenta l’Amministratore, e non costringeremo nessuno ad abbandonare l’azienda. Noi siamo una mutua assicurazione ed è la famiglia il nostro fulcro centrale. Ci saranno dei disagi, quello si. Mi rendo conto che affrontare un trasferimento in un’altra città non è una cosa semplice. L’ho vissuto anch’io sulla mia pelle. Proprio per mitigare questo disagio, metteremo in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per rendere questo trasferimento il meno traumatico possibile”.
“Nel contempo – prosegue Agrusti – in sede di trattativa, per chi non potrà affrontare il trasferimento, garantiremo i giusti pacchetti di uscita”.
“I numeri dei trasferimenti – aggiunge – saranno più bassi di quelli dichiarati dai sindacati. Poi, per quanto riguarda la riorganizzazione dell’azienda e il suo efficientamento, la cosa non riguarda solo la sede di Genova, bensì tutta l’azienda. Il mercato assicurativo è sempre più competitivo, i costi aumentano anche per una normativa in continua evoluzione, senza contare una situazione di mercato globalmente difficile”.
Itas Assicurazioni, quattro anni fa, aveva una trattativa per acquisire il ramo aziendale assicurativo di Carige, poi sul mercato genovese c’era anche Rsa Italia che faceva parte del gruppo assicurativo inglese che se ne stava disinteressando. “Siamo in quel caso intervenuti noi di Itas – conclude Agrusti – abbiamo acquisito il polo genovese che rischiava di chiudere. Da allora abbiamo imparato a conoscere le professionalità di Genova che sono il nostro patrimonio e vogliamo salvaguardarle”.
Conferme per quanto riguarda le dichiarazioni di Agrusti arrivano anche dall’Ufficio di comunicazione esterna di Itas.
Nelle prossime settimane si aprirà la fase più delicata. Se l’azienda non ritornerà sui propri passi, inizieranno gli incontri ufficiali con i sindacati e la contrattazione per tutelare al meglio queste persone che hanno davanti a sé la prospettiva dei trasferimenti a Milano e a Trento. Una specie di roulette russa, nella quale la parte più debole, sono proprio loro, i dipendenti. Luca Bartesaghi