Il cartello con la scritta ‘Si cucinano astici vivi’ è rimasto affisso per giorni sulla porta di un ristorante a Varazze. Poi è stato corretto cancellando la parola “VIVI”. A denunciarlo è l’Enpa di Savona.
La stessa associazione è davvero arrabbiata e in una nota spiega: “Rimane però il fatto che, nelle cucine dei ristoranti, pesci e crostacei vengono messi a bollire o friggere ancora vivi e non tutti i cuochi si pongono l’obiettivo almeno di tentare di ridurre le loro sofferenze, magari seguendo le istruzioni del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere degli Animali dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia Romagna (che Enpa Savona può fornire).
Purtroppo questi animali non hanno voce ma sempre più studi scientifici (dall’Università di Utrecht alla Penn State University) hanno chiaramente dimostrato che provano forme di dolore, eppure vengono trattati quasi ovunque, compresi i programmi televisivi di ambiente e natura, senza alcun riguardo, in nome della freschezza, del chilometro zero, della genuinità e addirittura, assurdamente, della pesca sostenibile”.
“Amareggiati – conclude l’Enpa – che astici, aragoste, gamberi, granchi e pesci e lumache siano destinati ad una morte così crudele, i volontari della Protezione Animali savonese invitano turisti e residenti ad evitare ristoranti che espongano sadici cartelli come quello di Varazze, o tristi acquari con pesci e crostacei vivi ed in attesa di essere cucinati sul posto”.