Ritrovato lo stemma dei Ravaschieri, nobile famiglia dei Conti di Lavagna, su una lastra di ardesia nascosta e dimenticata alla Società Economica.
«Riassettando un angusto locale ̶ spiega entusiasta Cesare Dotti, Segretario della Società Economica ̶ attiguo ad un residuo di scala medioevale dell’antico palazzo accanto a San Giobatta, anticamente dei Ravaschieri come gli edifici vicini (venduto, nel 1820, dal marchese Torriglia all’Economica) mi sono imbattuto in un bell’elemento litico, che ha subito attirato la mia attenzione.»
Ci spieghi in cosa consiste questo ritrovamento?
«Il reperto, di grande interesse storico, è una lunga lastra in nera pietra di Promontorio, reimpiegata a pavimentare il vano di una finestra. Forse nata, molti secoli fa, come frontone decorativo di un camino, porta scolpito uno splendido blasone dei Ravaschieri e la scritta EX COMITIBUS LAV. (ANIÆ). La famiglia Ravaschieri, infatti, una delle più antiche di Chiavari, trae le sue origini da Beltramo dei Conti di Lavagna, ex comitibus Lavaniæ, investito da Federico Barbarossa nel 1158. »
In quale secolo queste famiglie erano presenti a Chiavari e in quali località risiedevano?
«Nel 1166 i membri della famiglia giurarono fedeltà al Comune di Genova fissando il loro habitaculum, la residenza familiare, nella Chiavari ai piedi del castello completato nel 1167: nel 1178 un lodo consolare avviò l’urbanizzazione del borgo. Tra il 1181 e il 1182 nacque il suo edificio religioso, il San Giovanni Battista voluto da Bardo di Lavagna: accanto alla chiesa, almeno dal Duecento, sorsero i palazzi civili di Ravaschieri e Fieschi, con caratteristiche architettoniche innovative.
In un atto del 1205 troviamo nominato Gerardo Ravaschiero quale capostipite del casato in Chiavari: se il suo discendente Tomaso fu, nel 1380, il primo Capitano della Città, nei secoli molti personaggi diedero lustro alla casata. ̶ Spiega Dotti con attenzione ai particolari ̶ Fu sul finire del XII sec. che cominciarono a distinguersi le diverse linee familiari originate dal ceppo dei Conti di Lavagna: Fieschi, Ravaschieri, Scorza, Penelli, Bianchi, Cogorno, ognuna delle quali esercitava la propria influenza su una determinata porzione di territorio, supportata dal consorzio familiare.
I Ravaschieri controllavano la Valle Sturla dove, alla fine del Duecento, avviarono la costruzione del borgo di Borzonasca. I blasoni di vari rami familiari presentavano analogie ̶ conclude il Segretario della Società Economica ̶ quello dei Fieschi era bandato d’azzurro e d’argento, quello di Guirardo “lo Scorza” (figlio di Pagano Fieschi quondam Oberto) era bandato di rosso e d’argento così come quello dei Ravaschieri, che aveva in più un leone d’argento sulla 2ª banda rossa, proprio come appare evidente sulla pietra scolpita ritrovata.»
Ha destato grande meraviglia e interesse, soprattutto nella comunità degli storici, l’inatteso ritrovamento operato da Cesare Dotti, durante i lavori di risistemazione di alcuni spazi interni della sede della Società Economica, per migliorarne la fruizione. Lo stemma dei Ravaschieri, Conti di Lavagna, inciso a bassorilievo su una lastra di ardesia, certamente ricollocata rispetto alla sua sede originaria e poi rimasta per decenni seminascosta e dimenticata sino al ritrovamento di qualche giorno fa. Nonostante fosse collocata in un vano buio e angusto, non è passata inosservata all’occhio di Cesare Dotti, che ha immediatamente riconosciuto nell’iscrizione e soprattutto nello stemma inciso il blasone dei Ravaschieri. ABov