Sfavilla ed entusiasma la versione italiana del musical di Gérard Presgurvic
Al Teatro Carlo Felice, la sera del 6 aprile è andato in scena il musical “Romeo & Giulietta. Ama e cambia il mondo”. Altre tre rappresentazioni sono state programmate fino a domenica 8 e ora la compagnia, dopo Milano, Torino, Padova e Genova, prosegue la tournée a Napoli, Bari, Bologna, Firenze, Roma e Cosenza e, probabilmente, di nuovo Milano in autunno.
Lo spettacolo ha avuto sin dall’inizio le carte in regola per essere un grandissimo successo, a partire dal soggetto che, tratto dall’opera di William Shakespeare, narra di personaggi archetipici dell’amore tragico. L’opera musicale originale del compositore francese Gérard Presgurvic – che ha scritto anche il libretto – ha esordito in prima mondiale il 19 gennaio 2001 al Palazzo dei Congressi di Parigi, con il titolo di “Roméo et Juliette: de la Haine à l’Amour” (Romeo e Giulietta: dall’odio all’amore).
La versione italiana, tra le moltissime tradotte in diverse lingue, è firmata da Vincenzo Incenzo e ha debuttato in anteprima assoluta il 2 ottobre 2013 all’Arena di Verona. Incenzo ha scelto di mantenere la struttura drammatica originaria dell’opera, seguendo la stesura francese di Presgurvic e ponendo al centro dell’attenzione le emozioni dei personaggi, una lettura che è più antropologica che storica.
L’opera è stata prodotta da David Zard, il visionario impresario musicale di famiglia ebrea (fuggita dalla Libia nel 1967) e mancato il 27 gennaio di quest’anno: ne ha raccolto l’eredità professionale il figlio Clemente, che a soli 29 anni si sta affermando come uno dei più giovani e valenti promoter. Dopo due anni di assenza, e dopo che tra l’ottobre 2013 e il febbraio 2016, in 20 diverse città, 33 tappe e 332 rappresentazioni (comprese 33 matinées per le scuole), lo spettacolo aveva accolto più di 850.000 spettatori, Clemente Zard ha ripreso le rappresentazioni della tournée italiana il giorno di San Valentino 2018.
“Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo” ha avuto grandi riconoscimenti e nel 2015 ha meritato ben quattro “Oscar del Musical italiano”, per il miglior Spettacolo Big (David e Clemente Zard), la migliore Coreografia (Veronica Peparini), i migliori Costumi (Frédéric Olivier) e il miglior Spettacolo per il Web.
La regia, il libretto e la direzione artistica del musical, suddiviso in due atti composti di 34 brani ciascuno, sono di Giuliano Peparini, uno dei registi più eclettici e talentuosi, curatore di importanti produzioni teatrali in ambito internazionale.
Le tre ore di spettacolo, compreso l’intervallo, scorrono fluide e sono meglio di qualsiasi concerto, con 23 cambi di scena, 31 artisti, ballerini e acrobati sul palco, che indossano più di 270 bellissimi costumi disegnati da Frédéric Olivier. Per gestire il colossale allestimento scenico vengono coinvolte 30 persone di équipe tecnica e produzione.
Ciò che ne scaturisce lascia il segno a tutti i livelli e il pubblico della prima, in parte composto da giovanissimi, è generoso negli applausi, che scrosciano assai spesso. Si avverte una sorta di tifo per i personaggi, per l’amore che trionfa e unisce. Come anticipato nel preambolo della storia, l’odio che divora due famiglie, i Montecchi e i Capuleti, devasta Verona e soltanto il sacrificio di due giovani delle opposte fazioni – “due fiori / Ragazzi che alle grida oppongono sospiri” – le rappacificherà: “Segnati dalle stelle andranno fino in fondo / Lasciando scritto in Terra: ama… e cambia il mondo”.
La rappresentazione si avvale di proiezioni di luci e video su elementi e volumi mobili, che suggeriscono perfettamente non soltanto la caratterizzazione architettonica della città di Verona (il pretestuale luogo dell’anima), ma l’ambiente gotico dell’epoca, le ombre fugaci delle trame notturne e i loschi giochi di potere.
Le configurazioni e gli spazi si dilatano, creano quadri, binari paralleli per i doppi assoli, come in “L’odio”, il pezzo programmatico interpretato da Lady Capuleti e Lady Montecchi, circondate da personaggi-burattini tirati da fili; in “Quando”, dove Romeo e Giulietta anelano a un vero amore, senza neppure ancora conoscersi; in “Due cuori di donna”, quando Lady Montecchi e Giulietta Capuleti piangono lo stesso Romeo, condannato all’esilio.
Talvolta, addirittura, si sovrappongono trasparenze che confondono la realtà con la virtualità, come nella scena del balletto delle balie; o nell’efficace comparsa del grande portone, che prepara l’ingresso dei tre rampanti ragazzi – “I re del mondo”: Romeo, suo cugino Benvolio e il folle Mercuzio – alla festa in maschera dei Capuleti; o, ancora, nella trasfigurazione spirituale dei due innamorati, quando i loro corpi giacciono ormai privi di vita sul sepolcro – secondo il finale italiano, che differisce da altre versioni.
Sono anche frequenti i movimenti degli interpreti tra il pubblico in sala, sin dal prologo, che cala subito la platea in pieno Medioevo, con i frati incappucciati che passeggiano assorti nella preghiera. Le coreografie di Veronica Peparini, cresciuta in una famiglia di artisti, sono fantastiche e assecondano perfettamente il ritmo travolgente della partitura.
L’eccezionale cast, composto da undici personaggi, tutti microfonati, è quello originale del 2013, con due sole eccezioni, il Conte Capuleti e Frate Lorenzo. Davide Merlini (26 anni) e Giulia Luzi (24 anni), interpretando Romeo neppure ventenne e Giulietta che non ha ancora 14 anni, sono splendidi nel loro ruolo, che nel tempo hanno reso ancora più maturo e ricco di sfumature. D’altra parte, lo stesso regista, che ogni volta “tunes up” (accorda, mette a punto) sempre meglio lo spettacolo, ha chiesto agli attori di “essere ancora più veri”.
Un grande successo personale lo riscuote Luca Giacomelli Ferrarini (già interprete di Tony in West Side Story), adorato dai fan. Riesce a esternare le paure di un personaggio eccentrico, attraversato da una vena di follia: il suo è un Mercuzio particolarmente sentito – da buon veronese quale è in realtà – e quando muore ucciso in scena, all’inizio dell’atto II, maledicendo le due famiglie rivali, l’opera raggiunge un momento molto forte.
Il suo assassino è il tormentato e violento Tebaldo, interpretato da Gianluca Merolli, una figura di antagonista per eccellenza, che da una parte parla con il padre di Giulietta, suo zio (“È una vergogna”), e dall’altra è assolutamente solo (“Non ho colpa”). Riccardo Maccaferri (già nel ruolo di Gringoire in Notre-Dame de Paris) interpreta Benvolio, l’amico dolce e comprensivo che chiunque vorrebbe avere.
Leonardo Di Minno è il Principe Escalus, un personaggio imponente che rappresenta la legge equa. In apertura dell’atto I canta una delle hit di questo musical (“Verona è qui Verona bella”), muove le masse (i burattini che ha tra le mani) e poi risparmia la vita a Romeo. Barbara Cola è la controversa Lady Capuleti, vissuta nella menzogna e pronta a sacrificare la figlia nel matrimonio con un buon partito (Paride), mentre Roberta Faccani è una più sommessa Lady Montecchi, il cui strazio è volutamente contenuto.
Silvia Querci restituisce molto bene i toni comici della Nutrice di Giulietta, il personaggio più popolare, la “mamma dell’anima” della ragazza. Un intenso Graziano Galàtone impersona il Conte Capuleti (già interpretato da Vittorio Matteucci), nelle sue ambivalenze: la gelosia verso la figlia da una parte, ritenuta troppo giovane per sposarsi (“La domanda di matrimonio”); la reazione violenta verso di lei, perché si oppone alle decisioni paterne (“Vi supplico in ginocchio”); il sentimento tenero per la bambina che cresce (“Avere te”).
Emiliano Geppetti (già interpretato da Giò Tortorelli) è un Frate Lorenzo un po’ “nerd”, passionale, che da un lato amministra i Sacramenti di Dio (sposa i due giovani, sperando di rappacificarne le famiglie) e dall’altro ha un ruolo di alchimista, che con le erbe dà e toglie la vita (“Piangi insieme a me”). La sua figura arriva poi al limite della blasfemia e dell’eresia, quando la sua vocazione va in crisi di fronte agli eventi tragici cui assiste (“Non so più”).
I testi del libretto ben corrispondono alla dinamica musicale, con i ritmi incalzanti della trasgressione e della violenza, le note dolci dell’amore e dei sentimenti, i toni disperati della tragedia. I colpi sordi e i rintocchi delle campane scandiscono alcuni passaggi chiave. Le voci, le parti recitate e corali toccano momenti di intenso pathos e il racconto si avvale di una grande regia, che rende accessibile a tutti una storia universale sull’amore di cui ognuno ha bisogno.
A questi ingredienti di uno spettacolo top si aggiunga l’attualità del messaggio shakespeariano, secondo il quale l’identità viene prima delle convenzioni, rappresentate da quell’ordine materiale e spirituale (il principe e il frate, il Governo e la Chiesa) che non si riescono più a imporre nella società. Si tratta di “un inno alla bellezza e alla differenza”, dichiara Vincenzo Incenzo, e lo sottolineano anche le parole del brano che dà il titolo all’opera: “Ama e cambia il mondo / ama e accendi il buio /… Ama e ferma il tempo /… Ama senza confine / Ama passa ogni muro”.
Il musical, dopo un epilogo e una morale (“Colpa nostra”), vanta un bonus track, “La gioventù”, che riprende lo stesso ritmo del grandissimo successo de “I re del mondo”. Una folla di ragazzi e ragazze si accalca ora sottopalco per quel “brivido in più” che soltanto i miti, visti da vicino, sanno trasmettere. Due cose sono certe: che si esce davvero dal teatro cantando e che si è indotti a tornare a vedere lo spettacolo, perché genera… dipendenza. (foto: Linda Kaiser)
Linda Kaiser