“Dio sceglie la via della debolezza per aprire all’uomo la via della vita. Si fa debole, fragile, povero, umile, indifeso eppure è il Dio che dà la vita e vuole che abbiamo una vita piena e felice e in abbondanza”.
Lo ha dichiarato la scorsa notte nella Cattedrale di San Lorenzo l’Arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca, nell’omelia che ha pronunciato durante la S. Messa di Natale.
“Debolezza e dono di sé – ha proseguito monsignor Tasca – sono due parole che oggi non vanno molto di moda.
Però debolezza e dono di sé fanno sì che si possano affrontare il limite, il peccato, la morte, la sofferenza, il dolore” che sono “realtà che ci vengono incontro anche se facciamo di tutto per evitarle.
Prima o poi incontriamo la sofferenza, il dolore e la morte e Gesù, nascendo in questo modo, ci dà la chiave di lettura per dare un senso a queste realtà. Egli non risolve tutti i problemi di questo mondo, non lo ha fatto neppure alla sua epoca, ma vuole insegnare a noi come si possono vivere e affrontare i problemi del mondo”.
L’Arcivescovo di Genova ha poi parlato delle parole che l’evangelista usa per i pastori: “stupore, fretta, testimonianza. I pastori vivono un senso di stupore e hanno fretta di andare a testimoniare quello che hanno vissuto”.
Anche in questo caso Gesù sceglie gli ultimi perché “ai tempi della sua nascita i pastori non potevano testimoniare in un processo o andare nel tempio”.
Ancora una volta, ha concluso monsignor Tasca, “il Signore si fida di noi affidandoci la sua nascita, il suo stile, la sua semplicità, la sua debolezza. La affida a noi perché anche noi, per sua grazia, possiamo annunciare quella bella notizia che è il Vangelo”.