Resterà fino a domenica 4 febbraio, alla Sala Mercato di Sampierdarena, lo spettacolo “Gli innamorati” del regista Luca Cicolella. Un testo vivo e frizzante, interpretato da giovani attori e bravi caratteristi che, nel rispetto dell’originario testo goldoniano, colorano l’azione con elementi propri del teatro contemporaneo.
Una bella scena, un salotto attuale che sorprende per azzeccati elementi di modernariato, tra cui spicca una cucina celata dietro un fastoso tendone di pentole, nonchè un quadro sacro che, a sorpresa, si trasforma in un videocitofono.
Uno svolgimento scanzonato ed amarognolo che tocca però punti nevralgici dei difetti, a volte letali, della relazione amorosa e del vivere insieme: primo dei quali la mancanza di una comunicazione autentica sia tra i giovani che tra i meno giovani. E ancora le influenze dei membri della famiglia, che magari non sanno governare la propria vita ma pretendono di dirigere quella degli altri, specie se non sono economicamente ( e psicologicamente….) indipendenti.
I due giovani si amano davvero? Forse. Purtroppo devono ancora imparare la corretta comunicazione emotiva, non inquinata dalla mancanza di fiducia, dalla gelosia, da egoismi in parte dovuti alla giovane età, in parte all’assenza di modelli affidabili da parte degli adulti, per cui gli innamorati rischiano grosso: di farsi sfuggire per ripicca o rabbiosità un rapporto che potrebbe dare molto di buono.
I protagonisti della storia goldoniana devono cioè affinare l’empatia, dote assai rara al giorno d’oggi, anche dal lato formale ( l’errore dell’altro andrebbe corretto con aperta sincerità ma anche con tatto e dolcezza) la cui mancanza rischia di minare, spesso inesorabimente, la reciproca credibilità. Quando in un rapporto vi è squilibrio tra il dare e l’avere è segno che la relazione non funziona.
Ma nell’intervallo e nel finale, ovviamente felice, dello spettacolo tutti ballano con vistose acrobazie sull’onda del “Sarà perchè ti amo”. Questo testo, incredibilmente attuale, conferma la duttilità dell’ arte goldoniana di rappresentare la superficialità di una borghesia rivolta alla tutela dei propri interessi, in cui sono immersi i giovani protagonisti, sempre vista dall’ autore con soffusa ironia. Una nuova maniera di fare teatro nata nel 18° secolo, in seguito alla diffusione della filosofia illuminista: la commedia di costume che osservava lucidamente l’assetto sociale e l’essenza pragmatica di una classe borghese emergente e cinica. ELISA PRATO