Laura Salmon censurata e bandita dalla Casa delle traduzioni a Roma perché parla di Russia, sue le traduzioni di Tolstoj e Dostoevskij. Annullato evento a Roma (sindaco Roberto Gualtieri) con la professoressa dell’Università di Genova, di origine ebrea, una delle massime esperte italiane di traduzione e letteratura russa: “Umiliata, mi pento di avere votato Pd”. Ecco il commento del prof. Paolo Becchi.
Il recente caso di censura, di cui vi voglio parlare, è già noto. Non è il primo e non sarà purtroppo neppure l’ultimo.
Mi riferisco all’annullamento di un evento che si sarebbe dovuto tenere il 23 gennaio a Roma, presso la Casa della Traduzione. Invitata era una docente di prestigio: Laura Salmon, traduttologa, ma, attenzione, anche slavista e russista.
Se ho deciso di parlarne è perché la cosa mi indigna, tanto più perché Salmon è una mia collega dell’Università di Genova, non solo una collega, ma un’ amica a cui desidero esprimere, come si usa dire in questi casi, la mia solidarietà.
Insomma, a farla breve, a Roma si sarebbe parlato sì di traduzione, ma anche del libro fresco di stampa della professoressa Salmon: “C’era una volta l’URSS. Storia di un amore”.
Forse è stata proprio la parola “amore” ad aver fatto alla fine saltare l’evento. Sì, perché oggi, anche se l’URSS non c’è più, c’è la Russia e la Russia di Putin oggi va odiata e non amata.
Si potrà, a differenza di Salmon, non amare l’URSS, ma come si può odiare la letteratura russa ?
Siamo arrivati, vale la pena ricordarlo, sino al punto di vietare alla Università Bicocca di Milano un ciclo di lezioni su Dostoevskij e ora un’Istituzione pubblica annulla un invito.
E poi con quale motivazione? L’intervento di Salmon non sarebbe stato adeguato alla sede (sic!).
Una motivazione ridicola nei confronti di una docente per la quale è stata istituita in Italia la prima cattedra di Teoria della traduzione, ma, evidentemente, il problema era la traduzione dei classici della letteratura russa.
Questo episodio, come altri analoghi (penso ai tentativi di boicottaggio di documentari sulla guerra in corso) sta solo a dimostrare come oggi la libertà di espressione sia messa a repentaglio nelle nostre “democrazie”, proprio come lo era ai tempi dell’Unione sovietica.
Però, come a quei tempi più scattava la censura e più veniva la voglia di leggere le cose censurate. Così, si spera, possa avvenire anche oggi in Italia per l’ultimo libro di Laura Salmon. Prof. Paolo Becchi
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