“Spero di incontrare presto il poliziotto accoltellato e rimasto gravemente ferito sul posto di lavoro. A lui, a sua moglie e alla loro figlia, ho portato l’affetto di 60 milioni di italiani. Ha ricevuto cinque coltellate, di cui due a circa un centimetro dal cuore. E’ vivo solo grazie a Dio e al suo collega che ha fatto l’unica cosa che poteva fare. Ossia difendersi e difendere il collega dall’assalto di quel ragazzo. E’ chiaro che quando c’é una morte non è mai una buona notizia”.
E’ quanto ha in sintesi dichiarato stamane il ministro dell’Interno Matteo Salvini all’uscita dell’ospedale San Martino di Genova, dove si è recato per esprimere vicinanza al sovrintendente di polizia Paolo Petrella, accoltellato quasi a morte domenica scorsa da un 20enne ecuadoriano e che è riuscito a cavarsela solo grazie all’intervento dell’agente, anche lui ferito da una coltellata, che successivamente ha usato l’arma di ordinanza con l’unica intenzione di difendersi e salvare la vita al collega.
“La difesa è sempre legittima. Per tutti. Anche per gli appartenenti alle Forze dell’ordine” aveva ribadito ieri il capogruppo regionale leghista Franco Senarega, commentando i tragici fatti di domenica scorsa a Borzoli.
Oggi le testimonianze del sovrintendente e dei medici, raccolte dal ministro Salvini, che hanno peraltro confermato quanto emerso dalle prime risultanze investigative e ricostruzione dei tragici fatti, hanno sostanzialmente smentito anche quanto affermato l’altro ieri da uno dei legali della famiglia del giovane ecuadoriano, il quale aveva addirittura parlato solo di “una posata” in mano all’ecuadoriano, lasciando così intendere che l’agente ben possa essere rinviato a giudizio per omicidio colposo per eccesso nell’uso delle armi (reato per cui risulta indagato dal sostituto procuratore Walter Cotugno).
Stante i fatti confermati pubblicamente pure dal ministro Salvini, appare invece un’assurdità pensare che i poliziotti si sarebbero dovuti difendere con un’altra “posata” come una forchetta o un cucchiaio contro chi ha sferrato diverse coltellate, di cui due a circa un centimetro dal cuore. In tal senso, in molti hanno ricordato il mortale accoltellamento di dieci anni fa in un appartamento di Pontedecimo, dove l’agente di polizia Daniele Macciantelli fu raggiunto da una coltellata sferrata da uno squilibrato che gli perforò il polmone e raggiunse il cuore.
“Ero disponibile – ha aggiunto Salvini – a incontrare i parenti del defunto che però hanno fatto altre scelte che non giudico. Non mi permetto di giudicare una mamma che ha perso il figlio, per lei non posso che pregare. Capisco il dolore della mamma, ma se suo figlio non avesse accoltellato una persona che fa il suo lavoro sarebbe ancora vivo. In ogni caso, sono al fianco di chi indossa una divisa e in questo caso ha senz’altro fatto solo e soltanto il suo dovere di tutore dell’ordine”.
Il ministro dell’Interno si è poi recato in Prefettura con Fiamma Spena e il neo vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi per incontrare l’agente ferito che è stato costretto a sparare all’ecuadoriano. Ad attenderlo, fra gli altri, c’erano il sindaco di Genova Marco Bucci, il governatore ligure Giovanni Toti e la vicepresidente regionale Sonia Viale.
All’uscita dal Palazzo del Governo in largo Eros Lanfranco, il ministro Salvini ha ricevuto un tripudio di applausi e congratulazioni dalla folla che lo aspettava per stringergli la mano, tra cui anche un disabile che ha ricevuto l’abbraccio del leader leghista: “Matteo, Matteo, Matteo”. Un’accoglienza mai vista, almeno a Genova, per un ministro dell’Interno.
Un piccolo gruppo, formato da una decina di contestatori di Rifondazione comunista ed estremisti di sinistra, ha invece protestato poco distante all’inizio di via Roma: “Vergogna, vergogna, vergogna”.
Tutte le foto della giornata del ministro Salvini a Genova