“Non so se Mario Draghi avrà un ruolo. La Lega ha già fatto i suoi sacrifici con Draghi e l’abbiamo anche scontata. Non so cosa voglia fare. Come dicono a Genova, emmo za dæto”.
Lo ha dichiarato ieri il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini.
La dichiarazione di Salvini non è passata inosservata agli analisti politici, fra cui il prof. Paolo Becchi, genovese doc e da sempre attento alle vicende della politica nazionale e internazionale.
“Emmo za dæto – ha spiegato il prof. Becchi – è un bel detto popolare ligure per dire no, siamo già stati bruciati una volta, ora basta.
E Matteo Salvini l’ha utilizzato per Mario Draghi: dal governo dell’Italia al governo dell’Europa.
Che stranezza: Salvini al governo con Draghi che ora prende le distanze da lui e Giorgia Meloni, che invece non era al governo con Draghi, pur con prudenza fa capire che Draghi potrebbe essere un’opzione.
Finalmente Salvini ha capito che per le elezioni europee di giugno deve smarcarsi da Meloni se vuole contenere le perdite, ora però più che pensare al generale Roberto Vannacci ci vorrebbe un bel programma neopopulista per le europee.
Draghi vuol dire guerra europea contro la Russia. Draghi vuol dire Mattarella-Macron.
Salvini punti su questo. Su un ‘no’ deciso a questo progetto francese neo imperialista, su un ‘no’ deciso al riarmo, anche a costo di qualche attrito con il Governo e forse per lui non ci sarà il massacro che molti persino all’interno del suo partito auspicano per metterlo da parte dopo le europee.
E su Vannacci se proprio vuole utilizzare questa carta lo faccia al Sud e nelle Isole, perché al Nord i militanti della Lega non sembra proprio che lo vogliano”.