Dopo i sequestri, arrivano le confische e le misure di prevenzione personali per Giuseppe Rinaldi ed i suoi figli, Matteo e Luca, tutti appartenenti alla nota famiglia sanremese, di recente balzata nuovamente agli onori delle cronache per le pesanti condanne riportate in seguito al processo scaturito dall’operazione “Rebound”, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Imperia.
Accogliendo la proposta avanzata dal Questore della provincia di Imperia, dr. Cesare Capocasa, il Tribunale di Genova, Sezione Misure di Prevenzione, che già nei mesi scorsi aveva disposto il sequestro di rapporti finanziari, immobili (tra cui l’abitazione di famiglia in frazione Poggio di Sanremo), terreni, autovetture e motoveicoli, oltre alla lavanderia a gettoni che rappresentava l’unica fonte di reddito apparentemente lecita della famiglia, per un valore stimato intorno a 1 milione di euro, ne ha ora disposto la confisca.
La misura, prevista dal Codice Antimafia, a cui si è giunti grazie agli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla Squadra Mobile e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Imperia, sarà eseguita nei prossimi giorni e segue la confisca già disposta, per la maggior parte dei beni, dal Giudice di Imperia, che ha “accompagnato” le condanne dei Rinaldi (Giuseppe ad anni 9 e mesi 2 di reclusione, Matteo ad anni 8 e mesi 2 di reclusione, Luca ad anni 5 e mesi 8 di reclusione) nel corso della menzionata operazione “Rebound”.
Quasi tutti i beni confiscati, nella disponibilità dei Rinaldi, erano intestati a terze persone, familiari ma non solo.
Il Tribunale, rigettando ogni prospettazione difensiva, ha rilevato che la minima capacità economica dichiarata dai Rinaldi, addirittura estesa alle famiglie di origine, non giustifica né le spese sostenute per l’accumulazione delle ingenti somme di denaro depositate sui conti bancari, né l’acquisto dei consistenti beni immobili e dei numerosissimi veicoli, né l’accumulazione di un patrimonio così consistente come quello già sottoposto a sequestro, che è stato quindi confiscato in quanto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta dai Rinaldi.
Oltre all’aggressione ai patrimoni di origine illecita, il Tribunale ha applicato la sorveglianza speciale di P.S., la più grave tra le misure di prevenzione personali, peraltro accompagnata dall’obbligo di dimora nel Comune di Sanremo.
A Giuseppe Rinaldi per 3 anni, al figlio Luca per 1 anno, mentre al figlio Matteo, che già vi era sottoposto al momento dell’arresto e a cui era stata sospesa, è stata estesa per un ulteriore anno.
“Per la prima volta nella provincia di Imperia – dichiara il Questore Capocasa – sulla base del c.d. “doppio binario”, alla confisca disposta in sede penale si è accompagnata quella di prevenzione prevista dal Codice Antimafia, strategia sempre più attuale e efficace, finalizzata a colpire i patrimoni illeciti, che costituiscono il movente e la ragione primaria dell’esistenza di tali sodalizi criminosi.”