“Se il sindaco di Savona non avesse accolto la nostra richiesta, avrei dovuto intraprendere un percorso difficile e doloroso per me, per mia moglie e, un domani, anche per il nostro bambino: quello dell’adozione, passando dai tribunali e dalle valutazioni delle assistenti sociali. Un iter complesso e lungo. Non sarebbe stato giusto. Io e Giulia abbiamo voluto, insieme, questo figlio. Oggi, se la Prefettura di Savona non impugnerà la registrazione annullando l’atto del sindaco, siamo una famiglia con il nostro bambino, nato a e registrato all’anagrafe del nostro Comune”.
E’ la sintesi di quanto raccontato al quotidiano Secolo XIX da una delle due donne lesbiche, una 36enne, che nei giorni scorsi hanno ottenuto la registrazione del bambino all’anagrafe del Comune di Savona dal sindaco di centrosinistra Marco Russo, nonostante che Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi abbia imposto il blocco alle registrazioni di figli nati da coppie omogenitoriali.
Si tratta del primo caso in Liguria, che ha suscitato già un mare di polemiche.
“Il sindaco – hanno riferito dalla Prefettura di Savona – ci ha informato con una nota ufficiale, sulla quale ovviamente noi abbiamo avviato le attività di nostra competenza. Vedremo nel corso della settimana se da parte dell’amministrazione dell’Interno ci saranno altre attività da svolgere.
L’atto di stato civile, una volta formato, può essere oggetto di eventuale rettifica da parte del procuratore della Repubblica competente per territorio.
Abbiamo quindi informato il procuratore savonese perché è lui che amministrativamente, qualora ne ravvisi i presupposti, può intervenire per rettificare l’atto formato, in applicazione delle normative vigenti”.
Nessun commento invece, al momento, da parte del procuratore della Repubblica di Savona Ubaldo Pelosi, che si è limitato a confermare di avere ricevuto la comunicazione e di avere avviato le verifiche del caso.
Sposate e conviventi da più di dieci anni, una delle due donne lesbiche ha avuto il bambino il 18 marzo scorso.
La loro relazione è nata quando entrambe lavoravano in un centro commerciale. Il fidanzamento nel 2016 e quindi l’avventura in Australia e al ritorno a Savona il matrimonio. Dopo le nozze il desiderio di allargare la famiglia.
“Ci siamo iscritte – ha aggiunto la 36enne savonese – all’associazione Famiglie Arcobaleno che ci ha supportato nel percorso della maternità. Non è stato semplice. Siamo andate in una clinica a Barcellona, dove è stato necessario sottoporsi a esami, controlli e profilassi per giungere all’inseminazione assistita. Al ritorno a Savona, Giulia è stata licenziata per la gravidanza. Non ci siamo fatte abbattere. Io ho un buon lavoro, sono guardia giurata e ho ricevuto dalla mia azienda tutto il supporto umano e concreto che potessi desiderare”.
A poche settimane dal parto, il passo decisivo con la richiesta al Comune di Savona: “Abbiamo chiesto un appuntamento al sindaco di Savona Marco Russo. Ci ha accolto con profonda umanità. Poi un secondo incontro, dove ha sciolto le riserve. Non dimenticheremo quel momento”.