Pericolo scabbia e migranti. I giudici della Corte di Cassazione ieri hanno annullato la condanna a carico dell’ex sindaco di Carcare, Franco Bologna (FI), per il caso dell’ordinanza di carattere sanitario a tutela dei residenti che nel 2016 i buonisti di sinistra avevano ingiustamente definito “ordinanza anti profughi” tacciandola addirittura come “discriminatoria e razzista”.
Il caso aveva avuto rilevanza sui media nazionali ed era partito dall’iniziativa di una cooperativa di Vercelli per ospitare sul territorio di Carcare una cinquantina di migranti africani in alcuni appartamenti in allestimento all’ultimo piano dell’edificio della Galleria Commerciale della cittadina dell’entroterra Savonese.
Stante la levata di scudi dei residenti e il pericolo sanitario per la cittadinanza, il sindaco Bologna, a questo punto giustamente, aveva emanato l’ordinanza nella quale sottolineava come in quell’edificio fossero già ospitati un centro commerciale, una banca, l’Inps e, soprattutto, allo stesso piano, un asilo infantile, con soggetti quindi fragili e più a rischio dal punto di vista sanitario.
Inoltre, agli uffici del Comune di Carcare non erano mai pervenuti documenti sanitari per certificare l’assenza di patologie infettive e contagiose, proprie dei territori di origine dei migranti: dalla tubercolosi alla scabbia e altre.
Con l’ordinanza il sindaco Bologna aveva quindi imposto “il divieto di dimora, anche occasionale, di persone provenienti da Paesi dell’area africana o asiatica, presso qualsiasi struttura di accoglienza, se prive di regolare certificato sanitario attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare”.
Secondo alcune associazioni pro migranti l’ordinanza sarebbe stata “discriminatoria e razzista” e il Tribunale di Genova in un primo momento aveva dato ragione a questa tesi, accogliendo il ricorso dei buonisti.
Il sindaco Bologna aveva poi presentato ricorso in appello, ma il risultato non era cambiato.
I supremi giudici, però, hanno ribaltato le due sentenze delle Corti territoriali con una motivazione logica e coerente con i fatti.
“Grazie ai miei legali Amedeo Caratti e Massimo Badella – ha riferito l’ex sindaco Bologna – abbiamo potuto dimostrare la concretezza di quell’ordinanza e i reali motivi alla base, di prevenzione sanitaria, anche con esempi sul territorio.
Il reato è intanto andato in prescrizione, ma il fattore importante è che lo stesso Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha affermato che la sentenza della Corte di Appello andasse annullata, ritenendo fondate le ragioni del nostro ricorso.
Voglio sottolineare che i giudici di Cassazione hanno annullato la sentenza d’Appello senza rinvio.
Pertanto, non si tratta soltanto di prescrizione, ma in sostanza di un proscioglimento dalle assurde accuse, viste e considerate le indicazioni dello stesso Procuratore generale.
Sono molto soddisfatto. Non ho mai avuto dubbi sul mio operato, ma ero rammaricato per la strumentalizzazione dei fatti e di chi voleva affibbiarmi il marchio infamante di razzista, che non sono.
Ho tutelato i miei concittadini e fatto il mio dovere. Chiarezza è stata finalmente fatta”.