Sono tanti gli sfollati in seguito al crollo del ponte Morandi, buona parte nella zona di via Fillak ed in particolare in via Porro.
Fra questi ne incontriamo uno in particolare, si tratta di Marco Alloisio, 54 anni, pensionato ed invalido, ex insegnante, figlio di ferrovieri con una casa dove abitava, acquistata di diritto piano piano con il sudore e la ritenuta sullo stipendio del padre.
Ma Marco ha una particolarità, è da sempre un pittore ed un creativo e dentro la sua abitazione ha un’infinità di materiale, dai disegni, quali pigmenti, cornici, quadri, insomma tutta la sua vita.
Marco ci parla, è un fiume e non ha mezze parole: “Ero lì, ho visto il ponte crollare come se fosse burro. Di base la cosa che mi stupisce di più è che da sei anni a questa parte a causa dei lavori sul ponte non si riusciva praticamente a dormire. Ma i lavori sono sempre stati fatti sul pianale, mai alle basi. Così ti viene in mente un po’ il gioco di costruire i castelli con le carte, più sali, più hai la probabilità che la base crolli. Ecco, quello che mi chiedo è perché non siano state dapprima consolidate le basi e dopo il pianale”.
“Ora, prosegue Marco, è durissimo pensare a cosa fare. Per prima cosa quando ho visto crollare il moncone del ponte, ero fuori e ho guardato che non cadesse proprio sulla mia casa, sennò non sarei qua a raccontare, ma avrei riempito una delle casse che ci sono state per i funerali. Siamo stati dei miracolati. Queste erano case delle ferrovie che sono state vendute a riscatto su trattenuta dello stipendio di mio papà con il contratto fatto negli anni ’60. Io sono nato nel ’63 e in quest’anno è cominciato a comparire il ponte dell’autostrada. Lì dentro (casa), a parte la fatica dei miei genitori, sono riuscito a studiare, ho preso tre lauree anche all’Accademia di Belle Arti per poter insegnare storia dell’arte e pittura e poi scienze dell’educazione.
Ho lavorato nei teatri e mi sono infortunato e sono diventato invalido da protesi e nel ’96, per non farmi marcare nulla, ho avuto anche un coma.
Io, diciamolo sono un miracolato, ma dentro casa ho trent’anni di dipinti, materiale, pigmenti, libri, cataloghi, ho le ceneri dei miei, i disegni fatti ancora a pennino. Ho dei bauli pieni di disegni, comunque tutto un lavoro fatto nel tempo che non può essere pagato, ho la storia del mia vita e dei miei all’interno di quella casa.
Quindi se non riesco ad entrare, visto che adesso i nostri caseggiati sono interdetti, insomma se ci negano la possibilità di poterci entrare a recuperare il materiale che ho all’interno, mi uccidono… mi uuccidono l’anima… Dio me l’ha salvata, ma, loro, gli umani me la uccidono”.
Allora è necessario trovare una soluzione.
“Beh con la nuova normativa le case non possono stare sotto il ponte, devono distare 80 metri da una parte ed 80 metri dall’altra. Io mi auguro che non le buttino giù, che le facciano diventare un cimelio per commemorare i morti che ci sono stati e per commemorare quelli che sono rimasti in vita, però ora, come ora, le maestranze devono fare in modo che noi non dobbiamo ripartire da capo.
Non dobbiamo subire il ricatto di farci sistemare dentro delle servitù, dove ci hanno fatto crollare i nostri beni addirittura a zero, oppure sentirsi dire ‘o accetti quello che vi diamo o devi stare lì e morire come un topo’ e c’è mancato poco per questo, visto che il ponte è crollato”.
Dopo tanti miracoli, allora ce ne vuole un altro, tu cosa proponi anche per salvare il tuo materiale?
“Io ho fatto un’istanza specifica al sindaco. Per quanto riguarda i voleri della Duchessa di Galliera, perché nel suo lascito dove sono compresi Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, Tursi dove c’è il Comune, dava la possibilità ad un artista di entrare ed avere uno spazio all’interno, quindi sto richiedendo uno spazio all’interno per recuperare e porre il mio materiale artistico.
Poi per quanto riguarda la questione casa o altro, mi può star anche bene una casa popolare che però non sia in periferia, ancora più lontano con tutte le relative difficoltà nello spostamento, anche visto che sono invalido. Se si verificasse diventerebbe un problema o se no che ci mandino in un posto dove quando apri la finestra si può vedere il mare, perché per 55 anni ho dovuto sopportare un ponte con le relative paure di questa costruzione e non poter vedere uno spiraglio di luce”.
“Io capisco la situazione – prosegue Alloisio – ci saranno gli espropri, ora la città è bloccata, è tagliata a metà, però per la gente che ha subito questo, per i proprietari degli immobili, la fatica che hanno fatto i nostri genitori e quella dei figli che hanno portato avanti per dare la possibilità sostanzialmente di avere una base tranquilla, di essere sicuri che nessuno ti poteva mandare via, è svanita.
Devono garantirci la vita, la vita non dico gratis, però sarebbe da dire gratis. Come ci sono delle case nel levante o nel Centro Storico magari di proprietà.
Ho fatto anche una domanda alla Curia per avere un incontro con il Cardinale Bagnasco nella speranza che abbiano anche loro dei locali dove poter andare a vivere, per poter vivere senza dover pensare o a contare come si è sempre fatto, le bollette o altro.
Dio ci ha salvato la vita, adesso chiedo che l’umano, le maestranze ce la salvino e ci facciano vivere senza più problemi come quelli che abbiamo subito fino adesso”. L.B. (Video Liguria Notizie – LN)