Recuperata refurtiva, pistole e relativo munizionamento. Incastrati fiancheggiatori e ricettatori
Sono 4 gli autori della rapina a mano armata commessa al compro oro “Euroxoro” di Pietra Ligure avvenuto lo scorso 13 gennaio.
I quattro banditi hanno fatto ierruzione nel compra oro con il volto travisato da caschi e passamontagna e, pistola alla mano, hanno fatto razzia dei gioielli alla presenza della titolare e di altre due persone.
I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Albenga hanno concluso un’articolata indagine che ha consentito, sotto il coordinamento del Pubblico Ministero Dotoressa Elisa Milocco, di ricostruire una serie impressionante di reati commessi dai protagonisti della vicenda e dai loro “fiancheggiatori”, unendo tutti i pezzi di un complesso puzzle.
L’intensa attività ha permesso di assicurare alla giustizia i quattro pericolosi malviventi.
Si tratta di tre campani rispettivamente di 44, 37 e 28 anni ed di un tunisino di 35, tutti residenti tra Loano e Borghetto S.Spririto.
Rilievi tecnico-scientifici condotti in collaborazione con il RIS dei Carabinieri di Parma, l’attività d’intercettazione, l’incrocio di tabulati, l’analisi di ore ed ore d’immagini di videosorveglianza di sistemi pubblici e privati oltre a due mesi di lavoro hanno permesso d’inchiodare i criminali d’indubbia pericolosità sociale e che avrebbero certamente continuato a commettere efferati crimini.
Subito dopo la rapina del 13 gennaio i sospetti sono ricaduti sui tre italiani, poi riconosciuti autori del fatto.
Il loro costante monitoraggio ha permesso di risalire anche ai ricettatori ed in questo modo procedere al recupero di una parte consistente della refurtiva.
In questo modo si è fatta luce anche sulla rete sommersa di “fiancheggiatori” che si occupa dell’immediato smercio della refurtiva, tra questi un noto compro oro di Novi Ligure.
Parte dei gioielli è stata infatti recuperata al termine di un lungo inseguimento sull’autostrada Torino-Savona.
Solo quando il quadro probatorio è risultato completo, con l’identificazione anche del quarto uomo, il tunisino senza fissa dimora e irregolare sul territorio nazionale, è scattato il bliz per la loro cattura.
Tuttavia quest’indagine ha portato risvolti per certi versi insaspettati, permettendo di fare luce su una lunga serie di reati, anche gravi, che hanno colpito il territorio nell’ultimo anno.
Proprio lo scorso 18 novembre una pizzeria di Borghetto Santo Spirito era stata data alle fiamme, e le conseguenti indagini denominate “Vesuvio” avevano permesso di arrestare una famiglia di origine campana, composta da padre, madre e due figli, per tentata estorsione nei confronti del pizzaiolo e, successivamente, lo stesso pizzaiolo, insisme a due complici, per un odioso furto in abitazione perpetrato in danno di un loro conoscente che sapevano essere all’estero per una breve vacanza.
L’intuito investigativo ha convinto gli inquirenti che ci fosse ancora dell’altro. Infatti, gli stessi soggetti sono risultati essere responsabili, nel novembre 2019, del un furto di un motociclo e dell’incendio di un’auto effettuati come rappresaglia nei confronti di uno spacciatore magrebino che si era “permesso” di non fornirgli dello stupefacente gratuitamente.
Durante le perquisizioni sono stati individuati due anonimi box a Loano, che venivano usati come basi operative e nei quali erano ancora occultati, tra le altre cose, lo scooter rubato, e due pistole di cui una con matricola abrasa, utilizzate per la rapina del 13 gennaio.
Ancora, i membri dello stesso sodalizio, hanno praticato la giustizia “fai da te” appiccando un incendio all’abitazione della famiglia partenopea che li aveva minacciati poco prima che fosse arrestata dall’Arma ingauna.
Questi sono solo gli elementi più salienti di questa lunga attività d’indagine che potrebbe riservare ulteriori sorpese.
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