“Mentre crescono i venti di guerra, con il rischio sempre più reale di una Terza Guerra Mondiale, non ci resta che puntare al referendum popolare contro l’invio di armi in Ucraina. Oggi alle 17 a Palazzo Tursi parteciperò al convegno promotore del referendum”.
Lo ha annunciato stamane il prof. genovese Paolo Becchi.
“Va dato atto al sindaco Marco Bucci – ha sottolineato il prof. Becchi – di avere lasciato aperte le porte del Comune di Genova a iniziative, per così dire, non ‘politicamente corrette’.
Ai tempi della pandemia come tutti sanno gli ho tirato spesso le orecchie, ma oggi devo riconoscergli il merito di lasciare spazio a chi la pensa diversamente, persino nel Salone di rappresentanza, la sala più bella del nostro Comune.
Ieri una bella iniziativa di poeti contro il Green pass, che ha visto tra i relatori anche la presenza di Carlo Freccero. Oggi si parlerà con il prof. Ugo Mattei del referendum contro l’invio di armi all’Ucraina e a favore della pace.
Sono stato contro il Green pass. Sono contro l’invio di armi all’Ucraina perché sono contro la guerra.
Liguria Notizie ha già riportato ieri un brano del mio intervento alla presentazione del libro dei poeti contro l’imposizione, da parte del Governo, del Green pass che ha fortemente limitato la nostra libertà personale.
Ora, da semplice cittadino che parteciperà all’evento di oggi pomeriggio, vorrei dire solo due parole su questa guerra e soprattutto sui rischi della sua escalation.
L’operazione militare speciale dei russi aveva un obbiettivo specifico: liberare il Donbass abitato in larga maggioranza da russi e trattato dalle autorità di Kiev come territorio in cui i russi non avevano neppure la possibilità di parlare la loro lingua. Immaginatevi per fare un esempio se agli altoatesini dovesse essere vietato di parlare il tedesco.
Ma ormai questa operazione speciale è stata trasformata in un conflitto contro la Russia guidato dagli Stati Uniti e dal suo braccio armato, la NATO.
L’Europa ha dimostrato ancora una volta di essere una colonia americana. Continuare ad inviare armi in questa situazione significa solo alimentare un fuoco che da locale può diventare globale, senza neppure poter escludere l’uso di armi nucleari.
In questa situazione continuare a mandare armi significa continuare a contribuire all’escalation del conflitto. E poiché su questo, nel Parlamento italiano, sono quasi tutti d’accordo, non resta che tentare la via del referendum popolare, puntando sul fatto che sulla guerra, a differenza che sulla pandemia, la maggioranza degli italiani è contraria. Pertanto, il mio invito è a firmare affinché gli italiani possano esprimersi sull’invio di armi all’Ucraina”.