L’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di iren Paolo Emilio Signorini, da martedì 7 maggio agli arresti in carcere per corruzione, è arrivato alle 13 di oggi in Tribunale a Genova per essere interrogato dagli inquirenti. Poi, intorno alle 16, è tornato in cella a Marassi.
Il manager del porto e della multiutility ha risposto a tutte le domande, ma ha negato di essere un corrotto. Anzi ha dichiarato di avere “operato fatto solo nell’interesse del Porto di Genova e degli operatori portuali”.
Nessuna corruzione, quindi, ma solo “comportamenti inappropriati con un amico” in riferimento ai presunti “regali” ricevuti dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli, anche lui agli arresti, ma ai domiciliari, per corruzione.
“Nei limiti della situazione – ha sottolineato il legale difensore Enrico Scopesi – siamo moderatamente soddisfatti. Gli addebiti sono relativamente pochi e non è stato un interrogatorio molto lungo. Ha risposto a tutto e ha respinto fermamente gli addebiti di corruzione. Ha respinto da subito anche il capo di imputazione di avere asservito la funzione ad interessi privati. Ha riconosciuto una sostanziale inappropriatezza di una frequentazione con quello che ha sempre ritenuto e ritiene un amico. Col senno di poi, oggi ha riconosciuto che fossero comportamenti non appropriati”.
I pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, insieme all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati avevano preparato una lista di domande, una dozzina. Dopo avere risposto, Signorini ha anche rilasciato spontanee dichiarazioni “sulla correttezza delle pratiche amministrative”.
Le risposte e le dichiarazioni rese durante l’interrogatorio, chiesto dall’indagato, non avrebbero però convinto del tutto i pm genovesi.
Secondo gli inquirenti, Signorini avrebbe ricevuto dall’amico Aldo Spinelli dei soldi, regali, soggiorni in alberghi di lusso a Montecarlo. In cambio avrebbe “velocizzato” le pratiche che lo riguardavano: il rinnovo della concessione di 30 anni per il Terminal Rinfuse, l’assegnazione delle aree ex Carbonile, il tombamento di Calata Concenter.
L’indagato ha spiegato che i presunti 15mila euro che avrebbe, secondo la pubblica accusa, ricevuto in contanti da Spinelli li avrebbe “presi da un’amica” e glieli avrebbe “poi restituiti con le vincite al Casinò”.
Mentre tutte le pratiche “amministrative sono state fatte correttamente e per mantenere un equilibrio tra gli operatori portuali”.
Per quanto riguarda gli sviluppi sulla maxi inchiesta, che ha coinvolto per corruzione elettorale anche il governatore ligure Giovanni Toti (ai domiciliari), domani i pubblici ministeri e il procuratore capo Nicola Piacente andranno a rendere dichiarazioni alla commissione parlamentare Antimafia, che ha chiesto di sentire gli inquirenti genovesi.
In settimana potrebbero essere sentiti a palazzo di Giustizia, come persone informate sui fatti in quanto non indagati, il sindaco di Genova Marco Bucci e l’armatore Gianluigi Aponte (Msc). Proprio il sindaco Bucci nei giorni scorsi aveva inviato una missiva in Procura chiedendo di essere ascoltato dai pm per smentire la “montagna di falsità che sto leggendo su certi giornali”.