Silvio Berlusconi intorno alle 9.30 di oggi è morto in ospedale a Milano. Aveva 86 anni.
L’ex premier era entrato al San Raffaele venerdì scorso per accertamenti programmati legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre da tempo.
Il fratello di Berlusconi, Paolo, e la figlia Marina sono arrivati stamattina all’ospedale San Raffaele di Milano. Entrambi sono entrati nella struttura dall’ingresso di via Olgettina 60 a bordo delle proprie auto.
Pochi minuti dopo il fratello Paolo e la figlia Marina, anche la quartogenita Eleonora è arrivata in ospedale.
Secondo alcune fonti, probabilmente i funerali si terranno nel Duomo di Milano. La certezza della cerimonia nella Cattedrale milanese si avrà nel momento in cui saranno proclamati i funerali di Stato, che paiono scontati.
(Aggiornamento. I funerali di Stato si terranno mercoledì 14 alle ore 15 al Duomo di Milano. Proclamato il lutto nazionale).
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Silvio Berlusconi fu per quasi trent’anni il leader indiscusso dei moderati, degli italiani ai quali proponeva ipnoticamente più benessere e meno tasse, il fondatore della politica dell’immagine, il leader di uno schieramento, quello di centrodestra, che prima di lui non c’era.
Ma anche dominatore nel mondo del calcio con le coppe vinte dal suo Milan.
Per tutti questi motivi fu anche il “nemico” della sinistra, il totem negativo di chi inorridiva per la commistione tra politica e aziende e non gli perdonava di governare controllando un impero mediatico che ha avuto un grande peso nella sua velocissima ascesa al Governo.
Ma prima della “discesa in campo”, Berlusconi fu un imprenditore di successo che, partito come giovane di belle speranze e, occasionalmente cantante sulle navi da crociera, aveva costruito quartieri residenziali a Milano, lanciato le tv private che hanno rotto il monopolio della Rai, comprato una squadra di calcio.
Fino ad allora l’interesse per la politica era limitato alle ricadute che le decisioni prese in Parlamento potevano avere sulle sue aziende: l’amicizia con Bettino Craxi gli garantiva un occhio di riguardo nel Palazzo e tutto sembrava filare liscio.
Fu dopo il crollo della prima Repubblica che Berlusconi si convinse che solo lui poteva essere in grado di fermare l’avanzata dei post-comunisti di Achille Occhetto che sembravano destinati alla vittoria. Per riuscire nell’impresa salpò con il piglio di un pirata archiviando in un batter di ciglio la felpata ortodossia democristiana e sradicò dalla notte alla mattina i paletti che bloccavano la crescita di un’area di centrodestra: sdoganò infatti i post-missini di Fini e i leghisti di Bossi, quando i primi erano visti ancora come impresentabili neofascisti e i secondi come rozzi valligiani che agitavano il cappio in aula contro i politici corrotti.
La campagna elettorale del ’94 vide il trionfo di un Berlusconi. La prima volta di Berlusconi al Governo segnò l’apertura di una nuova epoca politica, in cui i rituali della prima Repubblica furono messi in soffitta. La legislatura partì all’insegna della vittoria, ma si chiuse due anni dopo con un duplice schiaffo: l’arrivo di un avviso di garanzia durante il G7 di Napoli e il ribaltone nel quale era coinvolto anche l’alleato Umberto Bossi.
Costretto all’opposizione, nella legislatura seguente cercò di uscire dall’angolo dicendo sì all’offerta dalemiana della bicamerale e al “patto della crostata” a casa Letta. Fu in questi anni che Berlusconi affinò le sue doti di politico arrivando a monopolizzare e influenzare la politica italiana sia quando era al governo sia negli anni dell’opposizione.
Dopo i cinque anni del centrosinistra a Palazzo Chigi ecco il quinquennio berlusconiano (2001-2006), che si aprì sulla spinta del “contratto con gli italiani” siglato a Porta a Porta. Mossa irrisa dagli avversari ma che probabilmente gli procurò i voti necessari per vincere: fu un lungo periodo (record di durata nella storia della Repubblica) in cui il Cavaliere dedicò gran parte delle energie a difendersi dalle accuse che gli arrivarono dalle Procure di mezza Italia.
Nel 2006 Silvio Berlusconi perdette una fetta del suo elettorato. Quell’anno le urne premiarono, ma solo di strettissima misura, il centrosinistra di Prodi. Il leader dei moderati non si dette per vinto. Tra pressing politico e manovre di Palazzo, la regia di Berlusconi portò alla fine anticipata del Governo.
Tuttavia, nulla poté nel 2011 quando la crisi del debito italiano portò a un nuovo addio anticipato da Palazzo Chigi. Dopo i sorrisini ironici della Merkel e di Sarkozy l’arrivo di Monti con la regia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu una sconfitta cocente per colui che si vantava di avere ottimi rapporti con tutte le cancellerie.
Per gli effetti della legge Severino l’ex premier decadde dalla carica di senatore nel 2013 per farvi ritorno 9 anni dopo.
In tutti gli anni passati a guidare Forza Italia e il centrodestra Berlusconi è stato imputato in una sfilza di processi. Le condanne ci sono state, l’ultima, la più grave, per frode fiscale. In un periodo in cui era già indebolito dalle polemiche e dalle inchieste sul caso Ruby e sulle cene di Arcore con le “olgettine” che avevano provocato la rottura con la moglie Veronica.
In ogni caso, il Cavaliere non ha mollato mai fino alla fine. Ha sconfitto malattie, superato operazioni al cuore e anche delusioni politiche. E c’era ancora lui a guidare la delegazione di Forza Italia al Quirinale dopo la vittoria del centrodestra che ha portato Giorgia Meloni a palazzo Chigi.