“Condividiamo lo sciopero indetto nella giornata del 20 aprile. Restano oscure le ragioni per cui la direzione aziendale di Fincantieri di Riva Trigoso voglia riprendere le attività lunedì prossimo, quando saremo ancora in emergenza sanitaria. Non più tardi di due giorni fa, è stato firmato l’accordo sindacale unitario nazionale che estende la cassa integrazione ordinaria fino al 3 maggio, recependo il Dpcm del 10 aprile 2020”.
E lunedì prossimo riapre Fincantieri di Riva Trigoso: al lavoro 300 su 1200
Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale di Linea Condivisa Gianni Pastorino, dopo che la sindaca di Sestri Levante Valentina Ghio (Pd) aveva dato il suo “ok” alla riapertura dello stabilimento, sia pure concordando anche con la direzione di Fincantieri “i primi interventi per istituire le misure necessarie più idonee per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini residenti nella frazione di Riva Trigoso”.
“L’accordo – ha aggiunto Pastorino – prevede una riapertura progressiva e, sostanzialmente, controllata. Qui di progressivo non c’è nulla. E nulla di pianificato, visto che non c’è alcuna verifica sugli effettivi accessi del personale.
La direzione aziendale, infatti, non è in grado di fornire neppure i dati sulle presenze in cantiere: comunica solo una percentuale relativa ai lavoratori diretti Fincantieri, ma non sa dire nulla sui dipendenti delle ditte in appalto che andranno a lavorare dal 27 al 30 aprile.
Emerge un quadro completamente incoerente con le disposizioni nazionali. Fatto altrettanto irragionevole, tutto ciò sarebbe finalizzato alla conclusione dei lavori su una nave militare che poi dovrebbe essere trasferita al cantiere del Muggiano. Un’altra struttura che in questo periodo dovrebbe rimanere chiusa.
Ci sembra una forzatura inaccettabile, considerando che sono ancora alti i rischi di una recrudescenza del contagio.
In questo senso, immaginiamo cosa possa significare un numero incalcolabile di dipendenti in arrivo a Riva Trigoso.
La direzione di Fincantieri di Riva Trigoso impone una decisione unilaterale, avvallata a livello locale solo da una parte sindacale. Costituisce un presupposto grave per la sicurezza pubblica e per il rispetto delle attuali norme sanitarie. Qualora si verificassero contagi fra i dipendenti o fra la popolazione che risiede vicino allo stabilimento, chiederemmo immediatamente alle autorità competenti di intervenire sulle scelte dell’azienda”.