I giudici della Corte d’Appello di Genova oggi hanno assolto Luca Pedemonte, il poliziotto che il 10 giugno 2018 sparò sei colpi di pistola per difendere il collega aggredito con violenza e uccise il 22enne ecuadoriano Jefferson Tomalà nella sua abitazione in via Borzoli.
Due dei 5 fendenti al corpo, sferrati con una furia incontrollata dal giovane sudamericano, erano arrivati a un solo centimetro dal cuore del sovrintendente Paolo Petrella. Se non fosse stato subito fermato, verosimilmente sarebbe stato ucciso.
Pertanto, anche per i magistrati del secondo grado è stata legittima difesa.
L’agente Pedemonte, che all’epoca dell’episodio era in forze al commissariato di Cornigliano, era già stato assolto in primo grado “perché il fatto non costituisce reato”.
Visti e considerati gli elementi di prova della legittima difesa, la Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip aveva disposto l’imputazione coatta per il reato di “eccesso colposo di legittima difesa” ora giudicato con doppia sentenza conforme del tutto inesistente.
Il ricorso in appello era stato presentato soltanto dalla parte civile, e non dalla pubblica accusa, perché i famigliari del 20enne ecuadoriano puntavano a ottenere “effetti risarcitori”.
Le motivazioni della sentenza dovrebbero essere depositate entro 90 giorni.
Nella sentenza di assoluzione di primo grado il giudice ha ritenuto che si era trattato di legittima difesa in quanto il poliziotto aveva “agito per la necessità di difendere il collega da un pericolo imminente e persistente alla vita, non altrimenti evitabile, né può sostenersi che tale situazione di pericolo fosse stata determinata dai precedenti comportamenti imprudenti o imperiti dello stesso imputato e/o dei suoi colleghi”.
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