Quanta strada ha fatto da quel giorno in cui, con il ciuffo ribelle con cui si presentò a Pegli per un provino, Mattia Perin iniziò a prendere le misure al fascino della maglia del club di calcio più antico in Italia. “Prendiamolo subito” la sentenza dell’allora preparatore dei portieri Gianluca Spinelli, accasatosi felicemente al Chelsea nell’era Conte e operativo da anni nello staff della Nazionale italiana. Quasi dieci anni dipinti in rossoblù. Incorniciati dai titoli giovanili e dalla partecipazione al Mondiale in Brasile. Tra i picchi che hanno accompagnato il suo rendimento in mezzo ai pali. Come vola l’airone dal suo nido! Tra i bassi connaturati agli infortuni che hanno temprato l’uomo, prima del giocatore. Uno a Reggio Emilia proprio in una gara con il Sassuolo.
Più forte di tutto e di tutti. A livello italiano è proprio così, stando alle statistiche che inquadrano il rapporto tra parate e gol subiti dai numeri uno nella Serie A Tim 2017/18, quando il girone di andata se n’è bello che andato. Il portiere e capitano del Genoa (recordman di parate sui tiri da fuori area con 44), sfoggia sul petto un coefficiente di 3,4 che lo colloca sul podio del torneo. Sul gradino più alto tra tutti i colleghi italiani. Come lui non ce n’è. Dietro solo al brasiliano Alisson della Roma (4,4) e a un monumento come lo sloveno Handanovic, che da quasi due lustri sta facendo le fortune dell’Inter. Un altro riconoscimento che corrobora sempre più la sua autorevole candidatura, nella corsa a prendere il posto di Buffon, quando la porta azzurra resterà orfana dei guanti di Gigi.