La pellicola “Storia di mia moglie” della regista ungherese Ildikó Enyedi, che anche in Italia sta riscuotendo un ottimo successo presso le sale cinematografiche, ieri è stata proiettata al Kustendorf festival chiaramente in lingua originale. Tra l’altro si tratta del primo lungometraggio in lingua inglese per la filmmaker ungherese.
Si tratta di un film imponente, per nulla banale, nonostante sia la trasposizione di un romanzo, progetto mai facile, con un cast internazionale che vede presente anche l’Italia nei ruoli minori interpretati rispettivamente da Sergio Rubini e Jasmine Trinca.
Si tratta di una coproduzione che vede coinvolte l’Ungheria, la Germania, la Francia e l’Italia nella figura del producer Flaminio Zadra, attualmente ospite del Kustendorf e del cui intervento abbiamo beneficiato durante il workshop seguito al film.
Innanzitutto il libro è tratto dal romanzo dall’omonimo titolo “Storia di mia moglie” dello scrittore ungherese Milan Füst (1888/1967), scrittore nato in una nobile ma impoverita famiglia d’origine ebrea. “Storia di mia moglie” nel paese natale è passato pressoché inosservato fino al 1945, quando è stato notato in Francia da Gallimard per essere successivamente tradotto in atri paesi. Candidato nel 1965 al Premio Nobel.
In linea generale narra la storia d’amore tra due anime molto distanti tra loro che pure trovano un incastro quasi pericoloso, eppure indissolubile, nonostante una cupa sorpresa che preferiamo non raccontare. Jacob è un capitano molto dedito al lavoro, rispettato da tutti, dal carattere da “lupo di mare”. Lei è Lizy, un’affascinante ragazza dal passato misterioso, decisamente “civettuola” come il medesimo autore la descrive.
Il producer Flaminio Zadra, durante il workshop, ha dichiarato che la regista nel presentare il Soggetto di questo film, aveva una solida motivazione e che il libro da cui è tratto dovesse essere davvero molto importante per lei all’atto della presentazione dell’idea filmica.
Flaminio Zadra ha raccontato come ci sia stato un severo lavoro di Location Scouting, trattandosi di un trama composita che ritrae la vita in mare ed in un paio di citta’. Nella trama i due innamorati vivono prima a Parigi, poi ad Amburgo. Ma le scene che ritraggono la vita parigina sono in effetti girate a Budapest, citta’ che presenta degli scorci simil-parigini, ma che si presenta decisamente piu’ economica dal punto di vista dell’industria cinematografica rispetto alla reale Parigi. Il resto delle scene e’ stato realizzato ad Amburgo ed a Malta.
L’attrice protagonista e’ affermatissima. Si tratta della francese Léa Seydoux, emersa con il famoso discusso film “La Vita di Adele”. Decisamente adatta ad interpretare questo ruolo dalle sfumature seducentemente misteriose.
L’altro attore forse è meno conosciuto al grande pubblico, ma incarna in maniera calzante l’uomo di mare schivo e saldo al tempo stesso, che Milan descrive. Parliamo di Gijs Naber, originario di Vinkeven, Olanda. Parte della buona riuscita del film la si deve anche alla sua intensa interpretazione. Gia’, perche’ questa é una delle rare storie in cui é’ il protagonista uomo che, pur commettendo degli errori, vaga nella sofferenza. Ed é l’amore che prova verso la moglie a vincere, nonostante il comportamento ambiguo di quest’ultima. Ricordiamo anche la buona interpretazione dell’attore francese Louis Garrel.
Flaminio Zadra ci ha informati che il film è costato 13 milioni di euro, sicché si tratta di una pellicola composita, ben strutturata dal punto di vista filmico, che vi suggeriamo di visionare in Italia, essendo attualmente nelle sale. Ringraziamo il Kustendorf per averci concesso d’interagire con l’importante producer italiano Zadra.
Ricordiamo che durante la giornata di ieri è giunto al Kustendorf il famosissimo attore serbo Petar BoŽovic accolto con grande entiusiasmo, essendo espressione del cinema dell’ex Jugoslavia.
In serata abbiamo visionato il secondo gruppo degli Short-Movies in concorso ed oggi nel pomeriggio ci attende una pellicola cinese imperdibile.
Seguiteci in queste giornate dense di cultura dalla Serbia sudoccidentale.
Romina De Simone