L’introduzione di nuove normative sugli affitti brevi ha riacceso il dibattito sull’emergenza abitativa in Italia. Mentre i costi degli affitti continuano a salire e migliaia di appartamenti rimangono sfitti, il problema della casa si fa sempre più pressante. Tuttavia, le posizioni di alcune associazioni, come Confedilizia, che difendono gli affitti brevi in nome della proprietà privata, sollevano interrogativi sulla priorità dei diritti in gioco.
Affitti brevi: un fenomeno in crescita tra critiche e contraddizioni
Confcommercio ha recentemente sottolineato la necessità di regolamentare gli affitti brevi, dichiarando: “È giusto imporre controlli e limitazioni per proteggere le famiglie e il diritto all’abitare, oltre alla proprietà privata.” Questa posizione evidenzia la tensione tra il profitto derivante dagli affitti brevi e il diritto fondamentale alla casa.
Anche il Fiaip, rappresentante degli agenti immobiliari, ha definito gli affitti brevi come un settore con ampie zone di sommerso, sottolineando la necessità di maggiore trasparenza e regolamentazione.
Crisi abitativa: una sfida per lavoratori e giovani
La ricerca di una casa in affitto è sempre più difficile, con graduatorie per le case popolari che restano bloccate e una rendita immobiliare che spesso penalizza lavoratori e giovani. In un contesto come quello genovese, la situazione è particolarmente critica.
Genova ha bisogno di politiche che coniughino sviluppo industriale e diritto alla casa, come dimostrano i modelli virtuosi di regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Qui, l’accesso a contratti di lavoro di qualità è affiancato da strategie per garantire abitazioni dignitose, contrastando il fenomeno del precariato abitativo.
Una soluzione: l’Agenzia della Casa Pubblica a Genova
Per affrontare la crisi abitativa, Genova deve adottare soluzioni concrete come la creazione di un’Agenzia della Casa Pubblica. Questo strumento potrebbe facilitare l’incontro tra il diritto a contratti d’affitto concordati e gli interessi dei proprietari, riducendo il disagio abitativo e promuovendo uno sviluppo urbano sostenibile.
Non agire significherebbe non solo aumentare il malcontento sociale, ma anche compromettere il futuro industriale della città. Un futuro che dovrebbe basarsi su qualità del lavoro, salari adeguati e accesso a case dignitose, piuttosto che accettare una realtà stagnante, come denunciato dal rapporto del Censis.
Secondo quanto spiega il Sunia, la crisi abitativa richiede un cambiamento di rotta deciso, con politiche che bilancino profitto e diritti. Regolamentare gli affitti brevi e promuovere il diritto alla casa sono passi essenziali per costruire una città inclusiva, capace di attrarre manodopera qualificata e offrire prospettive di crescita.
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