Home Spettacolo Spettacolo Genova

Teatro Carlo Felice, Serenate per archi

Teatro Carlo Felice, Serenate per archi
Il maestro Renato Palumbo

Mercoledi 5 aprile alle ore 20 il maestro Renato Palumbo dirigerà l’orchestra del Teatro Carlo Felice nel concerto “Serenate per archi” dedicato all’affascinante mondo della musica per orchestra d’archi. Attraverso i tre brani in programma si delineano i tratti più suggestivi dell’universo  tardo-romantico.

Edvard Grieg compose le Due melodie elegiache nel 1880. Il compositore era solito scrivere brani per pianoforte solo e Lieder, a queste due forme dedicò la grandissima parte del suo catalogo, sviluppando un linguaggio caratterizzato da melodie semplici ma incisive, che costituiscono suggestioni fugaci e immediate.

Le pagine orchestrali sono poche, e nascono generalmente sulla base di Lieder composti in precedenza. È questo il caso di Il cuore ferito e Primavera, che  vengono in seguito adattati per orchestra d’archi, con una dedica alla moglie. In entrambi i brani, riuniti sotto al titolo Due melodie elegiache, si nota in parte l’influenza del romanticismo tedesco – Grieg aveva studiato a Lipsia e viaggiato a lungo in Europa – in parte la natura originaria della composizione.

La linea melodica rimane per lo più affidata ad un elemento, nel Cuore ferito al violoncello, nella Primavera ai violini primi, mentre gli altri strumenti hanno un ruolo di accompagnamento.

La Serenata per archi di Ermanno Wolf-Ferrari risale al 1892, quando il compositore era ancora studente al Conservatorio di Monaco. La produzione del compositore si concentra maggiormente sul teatro musicale;  solo all’inizio e alla fine della sua carriera  egli si dedicò anche alla musica sinfonica – eccezion fatta per le ouvertures e alcuni intermezzi – e la Serenata è stata la sua prima composizione per orchestra di un certo rilievo.

Il brano è piuttosto versatile, può infatti essere eseguito con un organico più ristretto, fino al quintetto, senza che se ne perdano le qualità. Wolf-Ferrari riprende formalmente il modello classico, che rimarrà un riferimento saldo anche nelle composizioni sinfoniche della sua maturità, con un carattere leggero e disteso, tra momenti di maggior vivacità nell’Allegro iniziale e nel Presto finale, e passaggi più dolci nell’Andante.

La Serenata op. 22 risale al 1875, un periodo particolarmente florido per Antonín Dvořák. La sua musica, in cui sono sempre protagoniste le evocazioni della musica popolare ceca, era finalmente apprezzata da grandi esponenti del mondo musicale europeo, uno fra tutti Brahms, e poteva dedicarsi con più mezzi alla composizione.

Nella Serenata convertono la particolare predisposizione per gli archi, a cui Dvořák, già violinista, ha dedicato alcune tra le sue pagine più ispirate, e alcuni ritmi e melodie del folklore a lui tanto caro.

La ricchezza e l’efficacia delle idee musicali emergono sin dal primo movimento, Moderato, che si sviluppa in un intreccio di imitazioni tra le parti.

Il secondo movimento, in tempo di valzer, inizia con un Allegro con moto dal ritmo travolgente e dal tema inconfondibile, segue il Trio, in cui si aggiunge una tensione ancora maggiore e dalla vena nostalgica, per riprendere poi il tema iniziale.

Lo Scherzo ha una struttura propria articolata in tre parti, ad esso segue il Larghetto, il momento di maggior lirismo e carica espressiva. L’Allegro finale torna su toni di impetuosa vivacità, con un ritmo incalzante dall’inizio alla fine. Questo il programma.ELI/P.

EDVARD GRIEG
Due melodie elegiache op. 34

ERMANNO WOLF–FERRARI
Serenata

……

ANTONÍN DVOŘÁK
Serenata op. 22 B. 52