Alla Corte, il testamento artistico di Shakespeare diventa, nella regia di De Fusco, una proiezione mentale di Prospero: nient’altro che un prodotto della sua sterminata fantasia con Eros Pagni e Gaia Aprea
È il regista Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, a raccontare la sua personalissima visione de La tempesta, ultimo capolavoro scritto da William Shakespeare, che arriva in scena con l’interpretazione di un gigante del teatro, come Eros Pagni, nel ruolo protagonista.
Prospero, spodestato dal ducato di Milano dopo aver vissuto dodici anni in un’isola deserta con la figlia Miranda, con il selvaggio Calibano e lo spirito Ariel, usa i suoi poteri per scatenare una tempesta, far espiare al re di Napoli e al fratello Antonio le loro colpe e riacquistare il ducato perduto, dopo aver propiziato il matrimonio della figlia con Ferdinando, figlio del re di Napoli. «Eros Pagni sarà un mago chiuso nel suo luogo di studio e riflessione che si trasfigura con giochi di allucinazioni creando un’isola che non c’è. Tutto è nella testa del mago, compresi Ariel e Calibano, che divengono in questa lettura una sorta di Jekyll e Hyde – spiega De Fusco. Ecco perché la scena della Tempestaè una citazione della biblioteca mediatica del protagonista, ecco perché i suoi avversari si presentano con abiti delle più svariate epoche, essendo nient’altro che citazioni della cultura occidentale, l’unica esperienza che questo intellettuale agorafobico abbia avuto nella sua vita».