Una analisi amaramente ironica di un fenomeno noto ( e tollerato): la preferenza di una madre verso il figlio maschio, inserita in un contesto purtroppo abbastanza comune, un matrimonio stanco condotto per abitudine e per solitudine, nella mancanza di empatia tra i coniugi e di una autentica volontà di crearla.
Pietro ed Anna, venticinque anni di matrimonio, vivono nella stessa casa senza comunicare davvero.
Anna si rifugia nelle faccende domestiche e nell’attaccamento morboso al figlio maschio, che arriva persino a vedere, nel suo desiderio represso di vivere, come il sostituto del marito, domandandogli le cose che il coniuge non fa: portarla a cena fuori, a ballare… Ogni tanto fa capolino nella donna la voglia di valorizzarsi, come l’acquisto di un vestito nuovo dal colore squillante che nè il padre nè il figlio prendono in considerazione.
Pietro consuma la sua infelicità nel troppo lavoro e nei continui cosiddetti “convegni” professionali ben lontani da casa.
Ovviamente la donna detesta la ragazza del figlio ed approfitta di una momentanea crisi della loro relazione per cercare di separarli affinchè il giovane ritorni ad abitare con lei. Interessante il riferimento simbolico e simbiotico dell’identico vestito rosso indossato sia da Anna che dalla detestata “nuora”, a confronto in un colloquio decisamente poco costruttivo.
Racchiusa nella sua nevrosi, consumata da una malcelata gelosia per sospettate infedeltà, ossessionata dalla paura della solitudine, Anna manifesta la sua disperazione interrogando il coniuge con frasi ripetute come un mantra (“hai passato una buona giornata”?), che sono, nel canovaccio teatrale, anche il simbolo di un quotidiano ripetitivo dove si tenta invano di instaurare un colloquio.
Come ripetitivi sono i ritorni di lui nella cucina di casa, mentre a suo dire sta perdendo il treno ma non si decide a sbrigarsi, sintomo di un rimorso che stenta ad abbandonarlo. E lei, con una stortura psicologica evidente e comune nella vita delle coppie infelici, gli nega, per una sorta di desiderio di punizione, un affettuoso saluto invitandolo ad andarsene perchè in realtà lo vorrebbe sempre vicino.
E amarognolo e assai meno ironico è il finale che, a seguito di un gesto disperato e dimostrativo di lei, lascia intendere che la situazione familiare di Anna e Pietro continuerà a trascinarsi senza una fine.
Ma pare anche avvertire che per le famiglie con identici problemi non esista una soluzione se non quella di un eterno vivacchiare, a meno che non si decida di affrontare coraggiosamente la situazione.
Convincente Lunetta Savino supportata da un buon cast di attori, Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino. Elisa Prato