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Telefonini in carcere. Sappe: Sanremo come Roma, Catania o Napoli?

Carcere di Sanremo, l’Uspp risponde al Senatore Berrino
Carcere Valle Armea a Sanremo (foto di repertorio)

L’accurato controllo attuato da diversi giorni da parte della Polizia Penitenziaria di Sanremo circa la presenza di diversi telefonini che “giravano” all’interno delle celle ha avuto successo.

“Commenta positivamente” il Sappe della Liguria la notizia di ritrovamento di diversi telefonini e di qualche dose di sostanza stupefacente all’interno dei reparti detentivi, grazie alla professionalità ed l’intuito degli agenti della Polizia Penitenziaria.

“Un tempo – spiega il segretario del Sappe Michele Lorenzo – introdurre un telefonino in carcere o detenerlo era un semplice illecito disciplinare, mentre oggi si rischia una condanna penale infatti con il decreto sicurezza 2020, è stato, introdotto nel codice penale l’articolo 391-ter, che si occupa proprio di punire l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Ragione questa che deve, e non dovrebbe, far accrescere l’attività della Polizia Penitenziaria per evitare tale reato.”

“La pericolosità dell’utilizzo di telefonini all’interno delle celle è ormai risaputo – afferma il Sappe – ad esempio è di queste ore la notizia che arrivavano direttamente dal carcere di Rebibbia, gli ordini per gestire la piazza di spaccio a Roma, grazie a un telefono cellulare, scoperto nel corso indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.”

“Sanremo come Roma, Catania o Napoli? Si chiede Lorenzo. Ci auspichiamo di no. Bene allora l’opera della Polizia Penitenziaria di Sanremo che con una serie di perquisizioni giornaliere nelle varie celle ha fruttato il sequestro di diversi apparecchi telefonici oltre al rinvenimento di qualche dose di sostanza stupefacente.”

“Ora sarà compito – conclude Lorenzo – degli investigatori comprendere come sono stati introdotti e il volume delle telefonate.

Una cosa è certa La polizia penitenziaria deve essere maggiormente impiegata sul fronte della sicurezza sia interna che esterna, oggi crediamo che ci sia una limitazione al suo operato dovuta anche da una carenza d’organico che influisce sui controlli all’ingresso dell’istituto, ad esempio quello dei famigliari che effettuano i colloqui.

Quindi il Sappe chiede maggiore attività di prevenzione dei reati che possono essere commessi negli istituti e questo è possibile solo con la dotazione di idonee apparecchiature elettroniche e soprattutto di una maggiore presenza di poliziotti penitenziari adibiti ai compiti di sicurezza.”