La procura di Genova oggi ha chiesto l’archiviazione per tre imam indagati nel 2016 per terrorismo islamico nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato all’arresto del siriano Mahmoud Jirad, già condannato dai giudici di Milano, che voleva tornare nel suo Paese per combattere a fianco dell’Isis contro le forze lealiste del presidente Assad.
I tre imam erano indagati per terrorismo insieme ad altri dieci stranieri.
Nel filone genovese dell’indagine erano finiti l’imam albanese, Bledar Brestha, 36 anni, predicatore del centro ‘Al Fajer’ di piazza Durazzo, accusato di essere il punto di contatto con il giovane siriano in Italia.
Poi l’imam Mohamed Naji, marocchino di 35 anni, che secondo gli inquirenti aveva abbracciato l’estremismo islamico creando la nuova moschea a Sampierdarena, schermata e con parola d’ordine, dove Jirad venne ospitato durante i suoi soggiorni in Liguria.
Quindi l’imam Mohamed Alì Othman, tunisino di 25 anni, che guidava la moschea di via Castelli.
Nell’inchiesta erano finiti, tra gli altri, anche tre libici sbarcati nel porto di Genova con foto inneggianti alla jihad sullo smartphone e a bordo di suv di dubbia provenienza, perché s’ipotizzò che fossero stati stati rubati dai depositi del governo destituito. Il gruppo di nordafricani venne scarcerato dopo alcune settimane.
Per la procura distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, anche se gli imam indagati si caratterizzano per un convincimento dottrinale che si pone in una “zona limite, tra la legittima libertà di professione di fede e i comportamenti potenzialmente pericolosi per la nostra collettività” gli elementi di prova raccolti non sono apparsi “sufficienti” per chiedere il rinvio a giudizio.
Ora la richiesta di archiviazione è al vaglio del gip, che dovrà decidere se accoglierla o meno.