“Ogni notizia è la prima bozza della Storia” questa è una delle ultime frasi pronunciate dall’attrice protagonista (Meryl Streep) che sintetizza la trama del film The Post. Steven Spielberg, regista di questo film, con il suo talento e la sua sensibilità, ha scritto sulla pellicola una parte della storia americana, dove la ragion di stato nasconde ai cittadini di aver mandato a morire in Vietnam milioni di giovani americani sapendo che non avrebbero in nessun modo vinto la guerra.
Pubblicare o meno i documenti, i fatidici “Pentagon Papers”, che nascondono la copertura di segreti governativi relativi a quella guerra, era pericoloso. La trama del film ruota su questo dilemma e la figura dell’editore, prima donna alla guida di un quotidiano, in una società dove i ruoli di potere sono delle mani degli uomini e lei deve prendere una decisione le cui conseguenze possono compromettere il suo giornale, le sorti già precarie della sua casa editrice e forse finire anche dietro le sbarre.
Da una parte ci sono le insistenze del direttore responsabile (impersonato dall’attore Tom Hanks), convinto e deciso che non pubblicare quella notizia porterebbe alla morte degli ideali editoriali del quotidiano, dall’altra le lagnanze dei consiglieri e dei soci di maggioranza della testata, da poco entrata in Borsa, più orientati a non divulgare quei documenti e mantenere una condotta di prudenza nei confronti sia del Governo che degli investitori.
Anche per chi non immagina come nasce una notizia, come viene elaborata e poi presentata al pubblico, con questo film si rende conto di come vive un giornalista e come da vita alla sua “creatura“ cioè il giornale. Quando si vede questo film seduti in poltrona, sembra davvero di far parte della redazione di un prestigioso giornale e di essere davanti ad una macchina da scrivere, anni ’70, con un occhio su quel che si scrive e l’altro insieme alle orecchie, ad ascoltare e vedere quel che succede in redazione, sempre effervescente e rumorosa.
Spielberg, con la sua fertile mente, ha ideato questo film, trasmettendo ai due attori protagonisti le ansie e le sofferte scelte dell’editore, la frenesia del direttore responsabile del giornale che senza mezzi termini vuole pubblicare la notizia che esalterebbe le sorti della casa editrice e portato il giornale tra quelli più prestigiosi in quel momento storico.
Spielberg ci regala una lezione di alto giornalismo utile per gli spettatori, ed in particolare ai più giovani, che non hanno ben chiaro, quale fosse il peso e l’autorità che gli organi di stampa, avevano e dovrebbero avere anche oggi nell’informare e rendere cosciente l’opinione pubblica.
Quando il film si avvia alla fine si intravede la scoperta di un nuovo dossier segreto sulle strategie americane, poi diffuso dal Washington Post: Lo scandalo Watergate. Il buon giornalismo non si ferma mai!
Daniel Ellsberg, oggi 86enne, è il giornalista che ha smascherato la tragedia del Vietnam. Ellsberg, consegnò i cosiddetti “Pentagon Papers”, al New York Times, primo quotidiano a pubblicare lo scandalo sulla guerra in Vietnam; parte delle 7mila pagine furono pubblicate e il presidente Nixon chiese un’ingiunzione nei confronti di quel giornale. Articoli e editoriali su quelle pagine segrete furono poi pubblicate dall’ Washington Post. Antonio Bovetti