In occasione della proiezione del suo film “Inferno”, il regista veneto Franco Fontana racconta la sua toccante storia personale che si intreccia indissolubilmente con la sua arte. Ascoltiamo quindi le sue parole.
Correva l’anno 2016, quando il mio destino si è legato indissolubilmente a Genova e alla Liguria. La mia vita era stata travolta da una notizia bomba.
Mielofibrosi, malattia rara, una delle varie forme di leucemia. Poche speranze. Unica, se ci fosse stato ancora il tempo, il trapianto di midollo osseo che mi avviavo a fare all’ospedale San Martino di Genova.
Nelle fasi sintomatiche che avevano preceduto la drammatica diagnosi, nell’ambito del mio amato hobby, ossia fare il regista per l’Associazione Culturale Belluno Ciak A.P.S., stavo realizzando un lungometraggio intitolato “Storia del Tempo Inutile”, tratto dall’omonimo libro scritto da una donna malata di SLA.
Quei sintomi non mi permettevano di stare molto in piedi e di essere attivo, eppure, la voglia di provare a resistere e il coraggio di affrontare anche il buio, mi diedero la forza di finirlo, anche per dare un po’ di gioia a quella donna che stava combattendo coraggiosamente, ma che la SLA purtroppo si stava portando via.
Una volta ricoverato dopo il trapianto fatto con il dono del midollo di mio figlio Luca (allora appena diciannovenne, che mi fece provare un’emozione indescrivibile e commovente che spazzò via la sofferenza), ebbi la possibilità di conoscere don Roberto Fisher di una parrocchia vicina all’ospedale.
Don Roberto dava la possibilità ai malati che se la sentivano di registrare dei messaggi, che poi lui mandava in onda in una trasmissione radiofonica, rappresentando così delle vere e proprie “Luci dal San Martino”. Io me la sono sentita subito, ogni reazione avrebbe permesso al mio corpo di resistere alla malattia per tornare dai miei figli Luca e Martina, per i quali avrei combattuto fino all’ultima goccia di energia che mi restava.
Grazie a don Fisher riuscii a coronare un piccolo sogno, io regista amatoriale: avrei proiettato il film “Storia del Tempo Inutile” proprio a Genova!
E così mi collegai quella sera via Skype per salutare il pubblico accorso nella sala dell’oratorio della parrocchia di San Martino di Albaro.
Tempo ne è passato, ma il legame con Genova è sempre forte, emozionante ancora oggi. Il mio hobby è andato avanti con gli amici del mio gruppo. Altri documentari, altri film. La voglia, sempre quella.
Andare avanti anche con poche possibilità, correre sempre dietro ai sogni e farvi partecipare anche le persone che lo desiderano.
Condividere emozioni e progettualità. L’ultimo film che abbiamo realizzato si occupa di un tema sociale molto importante, la violenza subita dalle donne, che viene raccontata però con sfumature particolari, cercando con l’originalità di attirare l’attenzione, una volta di più, su un dramma che pare non aver mai fine, ma che anche in questo caso, come lo è stato nella mia esperienza vissuta a Genova, non può trovare resa alcuna. “Inferno” un film di genere thriller prodotto dall’Associazione Culturale Belluno Ciak A.P.S. che racconta di un vero e proprio inferno, quello di Giorgia una donna che incontra un uomo con cui inizia una relazione sentimentale che poi prenderà via via una piega drammatica, costellata da vari tipi di violenza domestica.
Tutto, purtroppo, nell’indifferenza di chi vive attorno a lei. La sceneggiatura racconta una vicenda di vita drammatica in un modo in parte surreale.
Infatti si è voluto rappresentare il dramma di Giorgia raccontandolo come se tutto si svolgesse all’interno di un edificio suddiviso in più piani, ciascuno dei quali rappresenta una forma di violenza diversa: l’isolamento da famigliari e amici, la dipendenza economica, la violenza psicologica, fisica e sessuale.
Diversi livelli di maltrattamenti che la donna subisce in varie stanze le quali, in maniera angosciante, sono sempre uguali ma inesorabilmente diverse e che la portano ad attraversare una sorta di Inferno dantesco.
Questo aspetto originale della sceneggiatura è arricchito dalla presenza sul set di alcune stampe dei più famosi dipinti che raffigurano scene dell’Inferno di Dante Alighieri di cui nel 2021, anno in cui il film è stato “girato”, ricorrevano i settecento anni dalla morte.
Tra i personaggi particolari del film c’è indubbiamente quello di un facchino che traghetta Giorgia, come una sorta di Caronte, attraverso i vari piani (gironi) dell’edificio.
Questa figura, apparentemente gentile e disinteressata, rappresenta metaforicamente l’indifferenza di tutti quelli che sanno, ma non dicono e non si espongono.
È consuetudine per la Belluno Ciak cercare collaborazioni anche con artisti locali. In “Inferno” questa cooperazione c’è stata con Mauro Olivotto (Lampo) che, dalla sua Bottega Veneta delle Arti di Longarone, ha prestato alcune opere “a tema” con la scenografia riprodotta.
Il messaggio finale del film è comunque di monito a non lasciare mai sole le donne vittime di simili situazioni drammatiche.
Per questo motivo si è voluto coinvolgere nel progetto anche l’Associazione Belluno-donna, dando la possibilità di evidenziare, in ciascuna delle tre date di proiezione, la loro meritoria attività a favore delle donne vittime di violenza. Oltre al film, si è voluto realizzare un cortometraggio che unisse diverse forme d’arte, con l’intento di lanciare dei messaggi forti contro la violenza sulle donne.
Un racconto forte e impressionante quello del regista veneto, che colpisce ed emoziona. Un motivo in più per andare a vedere sia il film che il cortometraggio, così carichi di senso e con un messaggio importante. Le proiezioni saranno sabato 19 novembre, ore 20.45, TEATRO COMUNALE di Belluno giovedì 24 novembre, ore 20.45, CINEMA ITALIA di Belluno sabato 3 dicembre, ore 18.30, OFFICINEMA di Feltre. Prevendite già in corso Libreria Le due Zitelle, a Belluno piazza Piloni Orfeo Elettrodomestici, a Feltre via Boscariz. Roberto Polleri