Circa 50 cittadini sono stati ammessi come parti civili nel processo Tirreno Power. A deciderlo il giudice Francesco Giannone del tribunale di Savona.
Sono i residenti nella cosiddetta ‘zona di ricaduta’ delle emissioni della centrale a carbone di Vado, che chiedono un risarcimento per i ‘danni morali e psicologici’ causati dal timore di contrarre gravi patologie.
I cittadini vanno a unirsi a varie associazioni ambientaliste costituitesi parti civili negli scorsi mesi in una sorta di ‘class action’ che comprende anche il Ministero della Salute.
A giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo ci sono 26 tra manager ed ex manager della centrale, i cui gruppi a carbone furono sequestrati dalla Procura nel marzo 2014.
L’indagine per omicidio colposo per l’aumento della mortalità per tumori è stata invece archiviata.
A tale proposito l’azienda ha commentato con una nota: “Siamo soddisfatti che la discussione preliminare si sia conclusa rapidamente. Vogliamo che si arrivi prima possibile ad accertare la verità. Sono passati cinque anni dal sequestro. Alcuni mesi fa sono stati pubblicati i dati ufficiali della Regione Liguria che documentano come la centrale non abbia avuto nessun effetto sulla salute e un impatto irrilevante sulla qualità dell’aria che dalla chiusura dell’impianto è rimasta invariata. Ora è il momento di ristabilire la verità, di restituire dignità e serenità ai lavoratori e ai cittadini, travolti da una campagna di paura senza fondamento che ha contribuito ad aggravare la crisi del territorio”.