Ritorna a Genova l’inchiesta che vedeva coinvolto l’anarchico genovese Giuseppe Bruna.
Bruna era stato arrestato a dicembre dalla Dda di Torino per l’attentato allo sportello bancomat delle poste posto dietro spianata Castelletto nel 2016.
A deciderlo è stato il tribunale del Riesame di Torino dopo aver stabilito che non ci fossero, per Bruna, gravi indizi di colpevolezza per l’ipotesi di associazione sovversiva.
L’indagine è così tornata nelle mani di Federico Manotti, sostituto procuratore della DDA genovese.
Gli investigatori hanno avviato le indagini del caso per comprendere chi sia il complice che, insieme a Bruna, sistemò l’ordigno.
Per l’attentato al bancomat, venne utilizzata una tanica di benzina da 5 litri, riempita di liquido infiammabile. Inoltre il sistema era dotato di una sveglia analogica, alimentata da una batteria da 9 volt collegata a un circuito elettrico composto da un bulbo di plastica e più fiammiferi.
Secondo gli esperti se il piano avesse funzionato, ci sarebbe alzata una fiammata alta una decina di metri.
Bruna era già in carcere a Pavia a causa dei pacchi bomba inviati ai magistrati dell’inchiesta Scripta Manent e di quella che aveva portato allo sgombero del’Asilo Occupato.
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