“Non voglio dire grandi cose oggi, sono sceso perché avendo fatto per molti anni il vostro mestiere so che non è una giornata agevole per voi. Ovviamente siamo contenti della decisione presa stamane dalla gip del Tribnale di Genova, che riequilibra alcune decisioni del passato francamente poco comprensibili dal nostro punto di vista”.
Sono le prime parole da uomo libero (e dimagrito) di Giovanni Toti, l’ex governatore ligure arrestato martedì 7 maggio per una presunta corruzione elettorale e fino a questa mattina ai domiciliari nella villetta di famiglia ad Ameglia, dove davanti al cancello ha incontrato i giornalisti.
Toti, che è per riottenere la libertà è stato costro a dimettersi venerdì scorso, resistendo 86 giorni agli arresti domiciliari, era accompagnato dal fedelissimo assessore regionale Giacomo Giampedrone e dalla sua portavoce ed ex coordinatrice delle politiche culturali di Regione Liguria Jessica Nicolini.
“Dal punto di vista del processo – ha aggiunto Toti – non ci siamo opposti e non ci opporremo in alcun modo a un processo rapido e veloce perché siamo convinti di poter spiegare tutto quello che c’è.
Io credo che mai come adesso, mai come in questa occasione, i problemi della giustizia e della politica si siano intersecati in questa vicenda. Mi auguro che alla politica sia molto chiaro che quello che a Genova fa parte degli atti di accusa è in realtà qualcosa di poco comprensibile.
Ci sono atti legittimi e finanziamenti legittimi, eppure messi insieme connotano secondo la Procura un comportamento criminoso.
Questo è qualcosa che mette in discussione l’autonomia della politica sia nei suoi finanziamenti che nella sua capacità di incidere sulla realtà e quindi sarà qualcosa che dovrà far discutere le aule della giustizia, ma anche le aule della politica.
Poi avremo modo in una situazione più agevole di questa di approfondire tutti i temi nelle sedi opportune.
Gli arresti domiciliari? Non era lo Spielberg (celebre fortezza a Brno in Repubblica Ceca, ndr). Non è stato piacevole sentirsi privati del tempo e della libertà soprattutto se si pensa di non aver fatto nulla di male”.
Ecco il testo integrale del post pubblicato oggi su fb da Giovanni Toti.
“Sono mancato per un po’, e soprattutto mi siete mancati tanto. Grazie mille a tutti coloro che in questi 86 giorni tramite la famiglia, l’avvocato, e in ogni modo possibile, mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza. È stato il maggior conforto in questi giorni bui.
Ci difenderemo da ogni accusa, con la coscienza a posto di chi non ha mai intascato un centesimo dei liguri, ma lasciamo una Liguria più ricca: di lavoro, di opportunità, di speranze.
Quello che è accaduto in questi tre mesi è un processo alla politica: ai finanziamenti, trasparenti e legali, agli atti, anch’essi legali e legittimi, che abbiamo ritenuto necessari e utili a far crescere la nostra terra.
Tutto questo sarà tema di confronto in tribunale. Soprattutto spero sia oggetto di vera e definitiva riflessione della politica. Della politica tutta o, almeno, di coloro che non ritengono di usare opportunisticamente la giustizia a scopo politico. Mai come in questo caso l’autonomia della politica, la sovranità popolare, il suo finanziamento trasparente, la sua possibilità di indirizzare lo sviluppo e la crescita sono stati al centro del confronto tra la giustizia e il potere sovrano che discende dal popolo.
I magistrati interpretano le leggi ma la politica quelle leggi le fa. L’autonomia della politica, come quella della giustizia, dovrebbero essere un patrimonio di tutti. Difficile sperare consapevolezza da chi riempie le piazze di luglio (riempie, insomma…), festeggiando l’aiuto arrivato. Ho fiducia in chi crede nella democrazia liberale e spero colga queste vicende come un definitivo campanello che suona per ricordare l’inerzia di troppi anni.
Mi sono dimesso, richiamando tutti voi al voto, perché ora tocca ai cittadini decidere invece la sorte della nostra terra: andare avanti con la Liguria protagonista che abbiamo costruito, o consegnarla alla cappa grigia dell’ipocrisia, della cultura del sospetto, dell’immobilismo, della doppia morale capace di oscurare già in questi giorni anche il fulgido sole di agosto. Sarebbe un futuro che, se possibile, appare già peggio del passato che ci siamo lasciati alle spalle.
Un abbraccio a tutti, che spero di darvi fisicamente nelle prossime ore.