“La giunta Bucci è capace. Chi fa l’amministratore pubblico ovvero l‘assessore non puo’ essere egoista, deve essere necessariamente altruista. Mollare per una difficolta’ credo sia una scelta sbagliata, peraltro non stavamo parlando di privatizzazioni o di cose che incidono la carne viva delle persone su cui gli scontri possono essere accompagnati da cariche emotive piu’ forti”.
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, oggi ha stigmatizzato così la decisione di Elisa Serafini di dimettersi da assessore alla Cultura e Marketing territoriale del Comune di Genova, dopo che ieri ha sbottato contro il sindaco Marco Bucci ed è uscita dalla riunione di giunta sbattendo la porta.
In sostanza, il governatore ligure ha fatto eco alla lapidaria dichiarazione del sindaco di Genova: “Tutti utili, nessuno indispensabile”.
“Elisa e’ una risorsa su cui personalmente avevo puntato molto – ha aggiunto Toti – perche’ ritengo rappresentasse quel mondo giovanile e quella cultura laica e riformista di cui questa citta’ ha bisogno.
Credo che una scelta, peraltro per me incomprensibile, come quella che ha fatto ieri lasci senza rappresentanza un pezzo della citta’ che ci ha votato.
In questo anno di giunta comunale, ci sono state le logiche mediazioni tra forze politiche che hanno sensibilita’ diverse ma che governano insieme il 90% di questa regione, con grande dinamismo e capacita’ di sintesi. C’e’ una grande serenita’ e un rapporto di reciproco rispetto, ci sono partiti che hanno legittimamente delle sensibilita’ diverse che trovano nelle giunte e nei consigli i momenti di sintesi. Questa e’ la politica, piaccia o non piaccia all’amica Elisa.
Non mi risulta che la giunta comunale di Genova, come quella regionale della Liguria, abbiano mai preso decisioni a maggioranza.
Se parliamo di questioni politiche, la Lega fa legittimamente le sue proposte ed Elisa Serafini rappresentava il momento civico genovese che ha fatto molto al fianco di Marco Bucci. Quando ci sono idee parzialmente difformi, ci siamo sempre seduti intorno a un tavolo e le abbiamo discusse, se mi e’ consentito su temi ben piu’ gravi del museo del jeans”.