Tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 con 43 vittime. Ora i pm della procura di Genova contestano anche l’omissione di atti d’ufficio.
Il processo non si è ancora iniziato, ma la nuova contestazione riguarderebbe i mancati controlli da parte di chi doveva verificare lo stato di salute della struttura crollata ma anche delle altre parti collegate e da parte di chi doveva vigilare sul gestore.
Al momento, risultano 71 indagati, tra ex vertici e dirigenti di Autostrade e di Spea (la società che si occupava delle manutenzioni) e del ministero delle Infrastrutture.
Le accuse vanno dall’omicidio colposo plurimo, al crollo doloso, dall’attentato alla sicurezza dei trasporti al disastro colposo.
Secondo la pubblica accusa, il vecchio management di Autostrade per l’Italia avrebbe risparmiato sulle manutenzioni per ottenere maggiori profitti da dividere poi ai soci. Ne avrebbero tratto vantaggio anche i vecchi dirigenti con aumenti di stipendio.
A fine dicembre i periti avevano depositato la perizia sulle cause del tragico crollo.
Dal documento sarebbero emersi difetti di progettazione e di esecuzione del progetto originario, ma soprattutto la carenza di manutenzione che avrebbe causato appunto il disastro.
Le udienze per la discussione dell’incidente probatorio cominceranno lunedì 1° febbraio.