Il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton oggi ha espresso la sua “perplessità” per la decisione delle piattaforme di bandire il presidente americano Donald Trump dai social network “senza controllo legittimo e democratico” e ha rilanciato i progetti europei per regolamentare i giganti del web.
Lo ha riferito stamane l’agenzia Agi.
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“Il fatto – ha spiegato il commissario della UE in un equilibrato editoriale pubblicato su Le Figaro – che un Ceo di un’azienda possa staccare la spina dell’altoparlante del Presidente degli Stati Uniti senza alcun controllo e bilanciamento del potere è sconcertante.
Non è solo una conferma del potere di queste piattaforme, ma mostra anche profonde debolezze nel modo in cui la nostra società è organizzata nello spazio digitale”.
Il commissario della UE ha quindi sottolineato che le piattaforme dei social network “non saranno più in grado di sottrarsi alla (loro) responsabilità” per il loro contenuto.
“Proprio come l’undici settembre – ha aggiunto l’ex ministro francese dell’Economia e attuale commissario della UE – ha segnato un cambio di paradigma per gli Stati Uniti, se non per il mondo, ci saranno, quando si parlerà di piattaforme digitali nella nostra democrazia, un prima e un dopo l’otto gennaio 2021”.
Ossia la data in cui Fb e Twitter hanno sospeso l’account di Donald Trump, due giorni dopo l’assalto da parte dei suoi sostenitori a Capitol Hill Campidoglio.
“Quella data – ha continuato Breton – rimarrà come riconoscimento da parte delle piattaforme della loro responsabilità editoriale e del contenuto che trasmettono.
Una sorta di 11 settembre nello spazio informativo pubblico.
La reazione senza precedenti delle piattaforme in risposta agli attacchi del simbolo della democrazia americana è tuttavia sconcertante: perché non sono riuscite a bloccare prima le presunte ‘fake news’ e il presunto incitamento all’odio che ha portato alla manifestazione di mercoledì scorso?
Rilevante o no, la decisione di censurare un presidente in carica può essere presa da una società senza controllo legittimo e democratico?“.
Per Breton, che ha presentato a metà dicembre il progetto di legislazione europea – il Regolamento sui servizi digitali (Dsa) e il Regolamento sui mercati digitali (Dma) – per cercare di porre fine agli abusi dei giganti del web, “questi eventi dimostrano che non possiamo più stare a guardare e fare affidamento solo sulla buona volontà delle piattaforme”.
Inoltre: “Dobbiamo stabilire le regole del gioco e organizzare lo spazio informativo con diritti, obblighi e garanzie chiaramente definiti. L’Unione Europea e la nuova amministrazione americana avranno interesse a unire le forze, come alleati che sono del mondo libero”.
Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene “problematica” la chiusura da parte di diversi social network, tra cui Twitter, degli account del presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump: lo ha riferito oggi il suo portavoce.
“È possibile interferire con la libertà di espressione, ma secondo i limiti definiti dal legislatore, e non per decisione di un management aziendale – ha spiegato in conferenza stampa Steffen Seibert – questo è il motivo per cui il Cancelliere Angela Merkel ritiene problematico che gli account del presidente americano sui social network siano stati chiusi in maniera definitiva”.
A sostenere che la UE non debba lasciare che Facebook e Twitter decidano cosa rientri nei limiti dell’accettabile sulle loro piattaforme, senza controlli né regole su queste decisioni che minano i fondamentali della democrazia, è anche Manfred Weber, europarlamentare tedesco capogruppo del Ppe.
“Non possiamo lasciare – ha spiegato Weber – che siano le società americane della Big Tech a decidere come discutere e non discutere, cosa si possa e cosa non si possa dire in un discorso democratico. Abbiamo bisogno di un approccio normativo più rigoroso”, ha dichiarato Weber a Politico.eu.
E non si tratta solo del caso Trump.
“Abbiamo bisogno – ha aggiunto Weber – di più ambizione nella regolamentazione dei social media.
I meccanismi odierni dividono le nostre società, amplificano posizioni estreme e persino estremiste, distruggono il consenso, la ricerca di compromessi e l’unione di cui abbiamo bisogno nelle società libere e democratiche.
È una domanda fondamentale, tradurre il principio di funzionamento delle democrazie – ricerca di compromessi e terreno comune – nella sfera digitale”.
Anche iI ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ha fatto osservare che non spetta ai giganti del web regolare lo spazio digitale: “Quello che mi sciocca è che sia Twitter a chiudere l’account di Trump. La regolazione dei giganti del web non può essere svolta dalla stessa oligarchia digitale” ha dichiarato in una intervista a France Inter.
Non è tutto. Perché anche “Parler” è stato messo offline.
Il social network usato dai sostenitori di Donald Trump per condividere le immagini dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso è stato ‘chiuso’ da Amazon che ne ha bloccato l’accesso ai suoi server a causa, hanno riferito dalla società, della persistenza di messaggi che inneggiavano agli eventi drammatici di mercoledì scorso a Capitol Hill.
Di qui la decisione del colosso dell’e-commerce, che gestisce anche uno dei più usati servizi di web hosting al mondo, spiegando di aver notato recentemente “una persistente aumento di contenuti violenti” sull’app.
Apple e Google poco prima avevano rimosso il social network dai loro app store con ragioni analoghe a quelle portate da Amazon.
In un’intervista a Fox News il cofondatore del sito, John Matze, ha ammesso che ci potrebbero volere giorni prima di rimettere in piedi il sito web.