Limitazione della libertà di stampa? Censura? Non si capisce bene quello che sta succedendo o, forse, non vogliamo capirlo.
In ogni caso anche in Italia la scure della censura dei social si abbatte sui media.
E’ il caso di Twitter che ha “limitato temporaneamente” l’account di Libero Quotidiano, che risulta essere consultabile solo dopo aver letto un’avvertenza: “Attenzione: questo account è temporaneamente limitato. L’avviso qui presente ti viene mostrato poiché l’account in questione ha eseguito delle attività sospette. Vuoi davvero proseguire?”
“Twitter – scrivono da Libero Quotidiano – sta insomma limitando la diffusione dei nostri cinguettii e ci sta impedendo di farne di nuovi. Ancora non ci è chiara la ragione: basta consultare il nostro feed per rendersi conto che, ragionevolmente, non c’è alcun contenuto che vìoli gli standard della comunità (così come riconosciuto da altre testate nazionali che hanno ripreso la vicenda del “ban” che ci ha colpito). Si ricorda che simili limitazioni possono scattare in seguito anche a un numero di segnalazioni del nostro account da parte di singoli individui: in questi casi il blocco – se ingiustificato, come sembra essere in questo caso – è molto limitato nel tempo. Stiamo indagando su quanto accaduto e contiamo di tornare presto a cinguettare.”
Il quotidiano ha contattato la piattaforma social che sembra non aver ancora dato una risposta.
Quella dei social che non rispondono alle richieste delle case editrici o che danno risposte poco chiare non è una novità.
Purtroppo anche noi ci stiamo passando. Tempo fa ci siamo trovati con le pagine Facebook di LombardiaNotizie.it e UmbriaNotizie.it, facenti parte del nostro network, non accessibili.
Abbiamo fatto immediatamente ricorso tramite il modulo proposto dal noto social, ma ci è stata data una risposta estremamente vaga e siamo ancora in attesa delle motivazioni.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Negli Stati Uniti Twitter, a partire dall’8 gennaio, giornata del “ban” a tempo indeterminato per il presidente Donald Trump, sarebbero stati chiusi anche 70 mila account, suoi sostenitori. Dal canto anche Facebook non ha scherzato chiudendo l’account di Trump e di numerosi suoi sostenitori.
La ripercussione si è vista immediatamente il giorno dopo la sospensione: sulla borsa di Wall Street i titoli della società che controlla il social che cinguetta hanno cominciato la giornata di contrattazione in calo del 10%; giù del 3,2% anche Facebook.
Il problema sicuramente è etico e lascia spazio ad un’ampia discussione. Società private che gestiscono i social che impatto hanno sulla nostra vita quotidiana? Possono decidere a chi dare voce a loro scelta?
Una volta i social, soprattutto Facebook e Twitter erano un po’ la piazza di tutti, dove poter esprimere le proprie idee e pensieri, ora sembra che l’orizzonte si sia un po’ modificato.