Non ci sarà nessun rito abbreviato per il 63enne Evaristo Scalco, il maestro d’ascia che, esasperato per il troppo fracasso, la notte tra il primo e il due novembre dell’anno scorso uccise con arco e freccia un 41enne peruviano.
Il delitto avvenne in vico Archivolto de Franchi, dietro vico Mele, nel pieno Centro storico genovese.
Lo ha deciso oggi il gip del Tribunale di Genova che ha rigettato l’istanza avanzata dagli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa.
In sostanza, la richiesta non è stata accolta perché il pubblico ministero ha contestato l’aggravante dei futili motivi e dell’odio razziale. I due legali hanno invece sostenuto che non ci fosse l’aggravante dei futili motivi perché l’imputato ha risposto a una provocazione della vittima.
Tuttavia, per il giudice la reazione dell’artigiano è stata “spropositata”.
Il processo davanti ai giudici della Corte d’Assise s’inizierà il prossimo 13 ottobre.
Romero, quella notte, era uscito a festeggiare con un amico la nascita del figlio. I due si erano messi sotto la finestra di Scalco. L’artigiano si era affacciato e li aveva mal apostrofati perché facevano un forte baccano e avevano orinato contro un muro.
I due stranieri gli avevano risposto mostrando il dito medio e allora l’artigiano aveva preso l’arco e aveva montato la freccia che aveva in casa riuscendo a colpire mortalmente uno dei due. Scalco era sceso in strada e aveva provato a estrarre il dardo. La vittima era arrivata in condizioni disperate in ospedale dove era poi morto.
Il maestro d’ascia era stato poi scarcerato e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. L’imputato aveva inviato una lettera di scuse alla moglie della vittima e versato 10 mila euro come primo risarcimento.