Omicidio premeditato commesso per futili e abietti motivi. E’ quanto contesta la procura di Genova ai giovani egiziani, abitanti a Genova, Kamel Abdelwahab detto Tito e Abdelwahab Ahmed Gamal Kame, detto Bob, in carcere dalla scorsa estate per l’omicidio di Mahmoud Abdallah.
L’egiziano di 19 anni era stato ucciso e mutilato. Poi era stato trovato senza testa e mani la scorsa estate nel mare, al largo di Santa Margherita Ligure.
La pm Daniela Pischetola ieri ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai difensori dei due stranieri.
Tito era stato sentito nei giorni scorsi e aveva dato la colpa a Bob. Aveva però ammesso che avevano agito perché il ragazzo, che lavorava per loro nella barberia di Sestri Ponente a Genova, li voleva denunciare.
La chiusura delle indagini arriva dopo il deposito delle perizie sui telefoni dei due. Dall’analisi sarebbe emerso che Mohamed Alì, detto Aly, il titolare della barberia di via Merano e mai indagato, avrebbe detto a Tito poche ore dopo il delitto di cancellare le chat.
Il titolare della barberia era andato in Egitto il 26 giugno, dopo che il 19 gli investigatori della Guardia di Finanza aveva compiuto un’ispezione nel suo salone, durante la quale la vittima aveva denunciato irregolarità nella gestione dei lavoratori.
I carabinieri avevano già scoperto che la mattina del 23 luglio, poche ore prima di essere ucciso, Mahmoud aveva ricevuto diverse telefonate da Aly e Bob.
In una di queste, il titolare avrebbe detto alla vittima di andare a Sestri Ponente, dove gli avrebbero dato i soldi che gli spettavano come liquidazione visto che voleva andare a lavorare per un barbiere concorrente.
Nell’appartamento dormitorio, secondo l’accusa, i due lo avrebbero invece ucciso con un coltello e poi fatto a pezzi con una mannaia comprati poche ore prima in un negozio. Avrebbero poi messo il corpo in un trolley e lo avrebbero portato a Santa Margherita Ligure, dove avrebbero buttato in mare la testa e le mani per non farlo riconoscere.