“Il territorio dello stabilimento metallurgico Azovstal di Mariupol, dove dal 21 aprile di quest’anno era stato bloccato un gruppo di militanti ucraini della formazione nazista Azov, è stato completamente liberato”.
La vittoria su filonazisti ucraini e mercenari di ultradestra ritenuti responsabili dei massacri di civili, stupri, torture, estorsioni e saccheggi ai danni del popolo sovrano del Donbass, supportati dalle truppe di Kiev e addirittura definiti “eroi” dal presidente-comico Vlodomyr Zelensky, è stata annunciata ieri sera dalle Autorità di Mosca.
La Città di Mariupol, che ha fornito sostegno agli ucronazisti ed era diventata la roccaforte del battaglione Azov, è stata quindi “denazificata”.
Ora l’obiettivo dei russi è quello di liberare anche i territori delle autoproclamate repubbliche del Donbass, dove dal 2014 il popolo sovrano ha annunciato l’indipendenza da Kiev chiedendo di svolgere un referendum come in Crimea, sempre negato dal Governo centrale ucraino, che anzi ha riconosciuto ufficialmente i filonazisti del battaglione Azov, inquadrandoli nella Guardia nazionale ucraina e sostenendoli nelle loro cosiddette “azioni militari” contro il popolo di Luhansk e Donetsk senza mai processarli per le loro presunte atrocità.
Torture e crimini di guerra, lo ricordiamo, denunciati pure dall’OSCE, Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, Amnesty International, Human Rights Watch e altre organizzazioni indipendenti.
Tanto che ieri il comandante del battaglione Azov è stato prelevato dalle Forze militari russe e filorusse e allontanato a bordo di uno speciale veicolo blindato per evitare il linciaggio ovvero “l’odio dei residenti di Mariupol e il desiderio dei cittadini di ucciderlo per le sue numerose atrocità” come riferito dalle Autorità di Mosca.
Nell’acciaieria Azovstal di Mariupol “dal 16 maggio si sono arresi 2.439” filonazisti del battaglione Azov, mercenari di ultradestra e militari ucraini che si erano asserragliati nell’impianto siderurgico.
E’ la vittoria più eclatante ottenuta finora sul campo dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin, che ha sempre parlato di denazificare e smilitarizzare il Paese, evitare l’installazione di basi militari con missili puntati contro Mosca, neutralizzare la minaccia dell’espansione della Nato in un Paese dell’ex Unione Sovietica verso i confini russi e liberare il Donbass, la cui popolazione da otto anni ha patito e sta patendo le pene dell’inferno.
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