Massimo Dapporto torna a Genova con una pièce scritta da Furio Bordon, autore del significativo “Le ultime lune”, portato in scena negli anni ’90 da Marcello Mastroianni.
Un momento che deve arrivare, lo si sa, ma che intimamente si rifiuta. E quando succede, sempre, ci vuole tempo per accettare la morte di un genitore ( come si dice comunemente, “per farsene una ragione”), qualunque sia stato il rapporto con mamma o papà. Anche se vanno verso i cent’anni, anche se assisterli negli ultimi momenti è stato per noi gravoso, il nostro intimo lo rinvia sempre quel dannato evento: e quando arriva è sempre colpa di qualcun altro, della badante distratta, del medico incapace, del parente assente, del Creatore che fa giustizia a casaccio, ammesso che esista… C’è sempre qualcosa che vorremmo aver loro detto e che non abbiamo detto, sempre qualcosa di rinviato, domani c’è tempo. Percorriamo e ripercorriamo all’indietro i momenti vissuti con loro.
Ci sorprendiamo di scoprire in noi le loro stesse piccole manie, abitudini, gesti, imprecazioni, opinioni, linee educative magari contestate per lunghi anni: ma i nostri genitori restano in noi a nostra insaputa, molto più incisivamente di quanto pensiamo. Non ci sarà giorno in cui non penseremo a loro almeno per un attimo, rimpiangendoli o incolpandoli. Se la vita ci ha portati a vivere lontani spesso ci scopriamo a pensare “quando torno a casa glielo racconto”, per avvertire subito dopo la stretta al cuore della realtà: tra i misteri della morte vi è quello di trasformare un rapporto, voluto o diventato sporadico, in un rapporto quotidiano.
Adesso siamo davvero soli, ancora immersi nella nostra coriacea psiche di stupiti adolescenti e ancora ostinatamente figli, soli e in prima linea… ma l’adolescenza è conclusa, inesorabilmente.
Nello svolgimento della rappresentazione si avverte che il regista Anfuso nonché gli interpreti sono personalmente coinvolti in ciò che avviene sul palco. Aspetti psicologici e psicanalitici vengono esposti con una sorta di emotiva partecipazione; aspetti ben conosciuti di rapporti conflittuali tra madre e figlio, l’affetto (chissà perchè) spesso trattenuto e manifestato sotto le apparenze del rimprovero, la limitazione della vita personale del genitore che inevitabilmente consegue alla crescita di un figlio, le tracce della dipendenza dai propri genitori degli stessi genitori, valutati e criticati nei comportamenti ma pedissequamente imitati mediante la ripetizione degli stessi errori.
Alla fine la povera madre, apparentemente un poco fuori di testa, riesce a porgere l’insegnamento più vero: “la vita è mangiare un gelato sotto gli alberi”, dimenticare per un attimo la fatica di arrivare fino alla morte.
Massimo Dapporto, supportato da un ottimo cast, fornisce l’ennesima prova di bravura e di singolare tecnica recitativa, pervasa dall’impronta amaramente comica ereditata dal padre. Suggestiva la colonna sonora e gli effetti acustici.
“Un momento difficile” resta al Teatro della Corte fino a domenica 24 febbraio.
Elisa Prato