“Cari compagnucci accademici, i centri sociali occupati abusivamente sono da sgomberare e occorre applicare il Decreto Sicurezza, senza se e senza ma. Il Sessantotto è passato da un pezzo”.
Comincia così la replica dei gruppi consiliari leghisti di Comune di Genova e Regione Liguria ai 79 accademici dell’Università di Genova, i quali hanno sottoscritto una “lettera aperta” a favore dei centri sociali occupati e contro la Lega che invece vuole il rispetto della legalità.
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“Alcuni media – hanno spiegato i consiglieri regionali e comunali – oggi hanno riferito che circa 80 appartenenti alla ‘comunità accademica genovese’ hanno sottoscritto una ‘lettera aperta’ a sostegno dei centri sociali occupati e di aspra critica alla Lega a seguito di una nostra nota stampa, diffusa lo scorso dicembre dopo l’assedio, le intimidazioni e gli insulti da parte di esponenti che ruotano intorno ai centri sociali genovesi in danno di alcuni Giovani Leghisti, i quali si erano pacificamente riuniti con il viceministro Edoardo Rixi in una trattoria del Centro storico per ricordare il patriota genovese Giovanni Battista Perasso, detto il Balilla.
Dopo la ferma condanna di questo ennesimo, inaccettabile episodio, avevamo anche invitato l’Università di Genova a contribuire a restaurare l’ordine delle cose, senza tollerare più quanto accade nella nostra città a causa di taluni simpatizzanti dei centri sociali.
Risulta che la ‘lettera aperta’ degli accademici sia stata firmata da personale amministrativo, docenti, ricercatori, dottori e dottorandi dell’Università di Genova, ai quali manifestamente piace il disordine e non piace l’ordine ossia l’idea di far rispettare la legalità e quindi di procedere alle chiusure dei centri sociali occupati abusivamente.
Lo ribadiamo. Lasciando correre e alimentando la tolleranza per l’illegalità si rischia di dare un cattivo esempio ai nostri giovani, che poi possono sentirsi più forti o in qualche modo giustificati nell’evitare il rispetto della legalità.
Pertanto, agli 80 nostalgici sessantottini e ‘cattivi maestri’ dell’Università di Genova ribadiamo il concetto, ricordando che i lavoratori pagati dallo Stato hanno il dovere morale di rispettare le norme dello Stato, come e forse più degli altri.
In questo caso, hanno inoltre il dovere di insegnare ai giovani prima di tutto il rispetto delle nostre regole democratiche e poi la didattica, anziché schierarsi con chi spesso non intende rispettarle e incoraggiare una pericolosa politica contro le leggi approvate dal Parlamento”.