Omaggio a Carlo Giusto, nato nel 1929, e recentemente scomparso, emoziona l’Associazione “Aiolfi” alla quale l’Artista aveva aderito fin dalla sua nascita nel 2003
Collaboro’ sempre in più occasioni come nel caso di far parte della Collezione Santa Rossello. Dopo un iniziale avvio realistico, di propensione naturalistica, giunse all’incontro con l’informale. I suoi paesaggi hanno avuto una radicalizzazione espressionista con uno sguardo attento, indagatore per il condizionamento esistenziale della vita contemporanea. Questa indagine ebbe inizio negli anni Cinquanta del Novecento, precisamente dal 1954, e resta tale fino alla fine della sua attività, svolta nel suo piccolo atelier sito in via Verzellino a Savona dove quotidianamente si recava per lavorare, pensare, riflettere, ricevere gli amici. Giusto, a distanza di tanti lustri, non ha rinnegato affatto quel suo periodo di indagine intorno alla natura anzi ha sempre ritenuto che l’attualità, con tutte le sue vaste problematiche etiche, sociali, culturali, debba ritrovare una “ via” proprio attraverso il ritorno alla natura, alla naturalezza dei sentimenti. Si è sempre volutamente collocato lontano dal turbinio mercantile restando fedele alla sua ricerca, al suo sentire la pittura quale categoria culturale in senso lato, etica, e vicina all’uomo. Durante il suo percorso di uomo-artista la natura è stata, ed ora ritorna ad essere, lo scenario preferito per ricercare il senso di essere presenti al proprio tempo, per cercare le radici comuni tra le varie etnie, per conoscere il mistero dei venti e dei colori di Liguria. In molte opere si risente dell’esperienza mec-artistiche di quando aderì al Gruppo Cond (anni Sessanta), insieme ai pittori Plinio Mesciulam, Giampaolo Parini e Luigi Maria Rigon. Nelle sue opere informali ha sempre cercato di conservare il dato della memoria:la frammentazione della realtà sono esperienze frammentate, sia come elementi figurativi sia informali, uniti tra loro disordinatamente per creare situazioni, strutture laddove intervenire per non far nascere nell’osservatore il bisogno di ammirare, ma dare forza, invece, a far nascere il desiderio di nuove riflessioni e ragionamenti per la gente, contro i condizionamenti che ci circondono, al fine di sopravvivere di fronte allo squilibrio ecologico, alla distruzione sistematica e tragica operata dalla tecnologia. Non sono opere “narrative”, ma la tecnica, la forma, una tavolozza molto ricca sono gli strumenti con i quali Giusto si esprime con un’impostazione apparentemente geometrica, calibrata e equilibrata, che a ben guardare non è tale ma è basata sulla libertà. Giusto definiva le sue opere “Un sogno/sipario che si oppone alla durezza dei tempi”.
Immagine:
Carlo Giusto, Composizione in grigio, 2000, olio e collage su tela, cm. 40×30