La giovane donna algerina era stata costretta per un matrimonio combinato
Ieri mattina intorno alle ore 12:00 le Guardie dell’istituto di vigilanza Coopservice addette al controllo dei varchi portuali, hanno fermato presso il varco ‘passo nuovo’ nei pressi di via Albertazzi un’auto con a bordo un uomo, una donna anziana con velo islamico e una ragazza, diretti verso la Tunisia.
La ragazza alla vista delle guardie giurate ha iniziato a implorare a gran voce, in lingua francese, di aiutarla, così i vigilanti hanno fermato l’auto fino al pronto intervento della Guardia Costiera e della Polizia di Frontiera.
I militari fermavano il mezzo per verificare lo stato della ragazza e controllare gli altri occupanti, un uomo 38 enne e una donna, tutti di nazionalità algerina.
Spinta presumibilmente dalla presenza di quattro giovani marinaie, quasi coetanee, la ragazza cominciava a gridare dall’interno dell’abitacolo.
La conoscenza della lingua francese, da parte del personale femminile della Capitaneria di porto, consentiva di stabilire immediatamente un contatto con la giovane straniera che, disperatamente, chiedeva aiuto per essere stata obbligata a salire su quell’auto, cui erano bloccate le portiere posteriori.
A quel punto, l’uomo alla guida, dapprima collaborativo, capendo che la richiesta d’aiuto era stata raccolta, andava in escandescenza tanto che i militari della Guardia costiera erano obbligati ad attuare le manovre di fermo, bloccando l’uomo sul cofano dell’auto e chiedendo supporto alla Polizia di Stato.
La ragazza, in uno stato emotivo di profonda agitazione, veniva nel frattempo fatta allontanare dall’auto in compagnie del personale militare femminile presenti sulla scena.
Trovando finalmente protezione, la ragazza – poco più che maggiorenne – rivelava di essere stata costretta, con l’uso della forza e ripetute minacce, dal fratello e dalla madre, gli altri occupanti del mezzo, a partire da Nizza nella mattinata per imbarcarsi a Genova e raggiungere l’Algeria per celebrare un matrimonio combinato contro la sua volontà.
Gli altri militari procedevano alla perquisizione dell’autovettura sulla quale trovavano anche una carta di credito che la ragazza dichiarava le fosse stata sottratta dai predetti familiari per costringerla a seguirli.
A seguito dell’intervento della Polizia di Stato e di approfonditi accertamenti, si constatava la veridicità di tutto quanto dichiarato dalla ragazza nell’immediatezza dell’intervento.
Il magistrato di turno presso il Tribunale di Genova disponeva, pertanto, l’arresto del fratello e della madre della ragazza con l’accusa di sequestro di persona, aggravato da legami familiari, mentre la ragazza veniva affidata ai servizi sociali locali.
L’operato di tutti, congiuntamente, ha impedito che questa ragazza fosse portata in Tunisia contro la sua volontà, probabilmente per un matrimonio forzato.