Ancora una volta il carcere di Marassi, a Genova, è stata teatro di una giornata di violenza tanto assurda quando ingiustificata.
“Un detenuto di origini italiane, di circa trent’anni, per un cambio cella non gradito, ha distrutto la cella stessa dove era stato ristretto ed ha fatto esplodere una bomboletta nel corridoio, lanciando calcinacci contro il personale. Solo grazie alla grande professionalità degli agenti intervenuti si è riuscito a riportare l’ordine sul piano detentivo, senza conseguenze fisiche per tutti”, a raccontare i fatti Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Carcere Marassi, Sappe: inaccettabili violenze
“Quanto avvenuto è inaccettabile! Servono risposte ferme contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Anche prevedendo di riaprire carceri come quella di Pianosa e dell’Asinara dove destinare i detenuti violenti”.
Amare le conclusioni di Tristaino: “Per noi che conosciamo e viviamo ogni giorno la complessità dell’ambiente carcerario è sconcertante il continuo ricorso alla violenza da parte dei detenuti. Ma ancora di più lo è in situazioni come questa, dove una motivazione così futile viene fornita a giustificazione di un agire ignobile, incivile e selvaggio. Purtroppo, però, non sorprende perché questo è lo specchio di una società in cui i fenomeni di violenza ed inciviltà affollano le cronache quotidiane di tutte le città italiane. Interventi concreti e profondi per vincere la sfida culturale alla quale siamo chiamati a rispondere, non sono più rimandabili!”.
Carcere Marassi, il commento del segretario Capece
“Ai colleghi di Marassi va la nostra vicinanza ed il nostro apprezzamento per come hanno saputo gestire il grave evento critico”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia”, rimarca. “Per questo”, conclude Capece, “è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per tutte le altre strutture detentive della Liguria. Il Corpo di Polizia Penitenziaria, a Marassi e in tutta la Regione, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità. Ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità. Per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”.
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